A chi credere? I tifosi del Toro sono in balia di voci che si susseguono e ne alimentano le speranze e che forse li illudono. E poi ci sono le verità di Cairo

04.12.2024 14:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Tifosi del Toro
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Tifosi del Toro
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In un mondo che è sempre più virtuale e con i social che permettono a chiunque di diffondere qualunque cosa generando un effetto domino e telefono senza fili, dove il primo dice “a” e poi man mano diventa “b”, “c”, “d” …. “z”, è difficilissimo raccapezzarsi. Persino le testate giornalistiche non aiutano a fare chiarezza poiché le fonti sono molteplici e spesso o non sono neppure primarie oppure le informazioni che vengono passate sono parziali e non bastano a delineare un quadro completo che faccia davvero chiarezza. Esempio emblematico è la possibile cessione del Torino Fc a Red Bull e/o a fondi d’investimento stranieri come quello sovrano Pif (Public Investment Fund).

Le contestazioni e gli inviti a vendere il Torino dei tifosi granata a Cairo si susseguono da anni con un incremento nell’ultimo periodo. I principali capi d’accusa nei confronti del presidente maturati in questi 19 anni, tre mesi e due giorni sono: l’aver progressivamente svuotato il Torino dello spirito granata. Non aver reinvestito i lauti incassi derivanti dalle cessioni dei migliori giocatori, gli ultimi sono stati Buongiorno e Bellanova (della vendita di quest’ultimo non era stato informato neppure l’allenatore Vanoli), per allestire rose più competitive utilizzando solo in piccola parte quei soldi. L’aver accettato esperimenti sociali in Curva Primavera che hanno portato a pericolose vicinanze i propri tifosi con quelli delle squadre avversarie durante le partite. Non avere ancora ultimato il centro sportivo Robaldo per le  giovanili. Non aver portato ancora il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata, che esiste ed è gestito solo grazie alla volontà e all’impegno di tifosi volontari, al Filadelfia come da accordi stipulati al momento della ricostruzione dell’impianto. Gestire male la società e avere un organigramma scarno e privo quasi del tutto di persone che incarnino lo spirito Toro e possano trasmetterlo ad allenatori e giocatori. Mantenere la squadra nella mediocrità sportiva dopo le promesse iniziali di riportarla stabilmente a disputare le coppe europee. Aver utilizzato il Torino come trampolino di lancio per incrementare il numero delle sue aziende con La 7, Rcs del quale fanno parte Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport e l’annuncio della recente creazione di Rcs Sports & Events s.r.l.. Di non rispettare la storia granata.  E ce ne sono tante altre ancora.

I tifosi del Toro non fanno però mancare il sostegno alla squadra, magari qualche volta la fischiano però sempre a fronte di prestazioni mediocri per non dire decisamente insufficienti. In fin dei conti pagano il biglietto, per la singola partita o abbonandosi, e che costi 1 euro o 10, 15, 100 oppure 1000 poco importa, sempre sborsano soldi e si muovono da casa, lontana o vicina che sia, per recarsi allo stadio per cui hanno tutto il diritto di fischiare i giocatori se non rendono in campo e di conseguenza pareggiano o peggio ancora perdono.

Sia le contestazioni con inviti a Cairo a vendere il Torino sia il sostegno continuo alla squadra sono dati di fatto inconfutabili.

E poi ci sono le verità di Cairo. Verità che sono state riassunte ieri, giorno del 118esimo compleanno del Toro,  dallo stesso presidente in un’intervista rilasciata a Radio Sportiva e riportate di seguito senza riassunti o omissioni.
“Questo è un grande giorno, 118esimo compleanno, un compleanno importante. Per me il Toro è passione, emozione, voglia di far bene, far qualcosa di positivo per una squadra a cui sono legato e alla quale mi ha legato molto mia mamma e comunque i miei genitori. Il Toro è questo. E poi uno vorrebbe fare ovviamente meglio, ma chiaramente non sempre si riesce a fare tutto quello che si vorrebbe però certamente una cosa che non è mai mancata da parte mia è l’impegno, la determinazione, il tempo dedicato che è tanto sottratto molto alla famiglia e alla mia attività”.

Sui suoi esordi da presidente
“Ci ho temuto molto quando nel luglio del 2005 mi chiamò Tali, che è un amico, tramite l’avvocato Trombetta e il sindaco Chiamparino e così andai subito dal Sindaco e lui mi fece questa proposta. Io, anzi scusate era agosto, andai da lui che mi chiese se avessi l’intenzione, l’interesse di prendere il Toro, di occuparmi appunto del Toro. In quel momento stavo andando in vacanza e non ero neanche pronto, però in vacanza dedicai le mie prime giornate a vedere come avrei potuto fare, a quale allenatore avrei preso e tante altre cose. E poi mi ingaggiai. Poi quel Toro ebbe la possibilità di ripartire dalla Serie B grazie al Lodo Petrucci, tornai  a Torino per rivedere il sindaco e tutto partì. Il 2 di settembre presi il Toro che era una squadra senza un centro d’allenamento, senza neanche i palloni, una squadra appena abbozzata con qualche giocatore ma non di più. Il migliore che avevamo era Brevi che fu il nostro capitano, ma era un giocatore già avanti con gli anni: 38, è del ’67, però fu un capitano importante per noi. Da lì tutto è cominciato, fu anno pazzesco: mi concessero di fare la campagna acquisti in 7 giorni, dal 2 al 9 settembre, e poi esordimmo con l’Albinoleffe in casa e vincemmo 1 a 0 con gol di Fantini davanti a 30mila persone. Facemmo la campagna acquisti prendendo 10 giocatori appunto in 7 giorni e poi la squadra decollò incredibilmente senza aver fatto il ritiro insieme perché la squadra non c’era di fatto e alcuni giocatori probabilmente erano ance a corto di preparazione, però magicamente ci fu da una parte un entusiasmo incredibile dei tifosi che fu una grandissima spinta e dall’altra fra i giocatori e anche con l’allenatore Gianni De Biasi si creò una chimica pazzesca e poi a gennaio corressi un pochino e facemmo qualche acquisto, fra i quali Abbruscato, e magicamente arrivammo all’11 giugno vincendo la finale playoff con il Mantova 3 a 1 e tornando in Serie A”.

Sul percorso attuale
“Siamo partiti bene, ma l’infortunio di Zapata ci ha penalizzato, però oggi dobbiamo pensare a quelli che siamo e quindi dimenticare un infortunio che ci è molto dispiaciuto sportivamente e anche umanamente perché Zapata è il nostro capitano ed è un ragazzo veramente straordinario. Oggi dobbiamo semplicemente pensare a fare bene, a riprendere un certo tipo di cammino. C’è stato un calendario un pochino più difficile dopo l’iniziale, a parte la prima col Milan e la seconda con l’Atalanta che erano partite impegnative e poi qualche cosa di più facile. Adesso dobbiamo riprendere il cammino e sicuramente c’è molta voglia di fare bene e il mister è molto sul pezzo, è molto concentrato, la squadra è assolutamente con lui e lo segue con grande voglia di fare bene. Piena fiducia da parte mia in Vanoli che è un mister bravo e capace. Da parte mia c’è appoggio e la voglia a gennaio di fare quegli interventi che servono per migliorare la squadra e per dare a lui quei giocatori in più che sicuramente sono utili per avere un cammino migliore”.

Su possibile cessione di Ricci
“Ricci rimane sicuramente al Torino”.

Su cessione Torino
“Più che una versione ufficiale dico quella vera: Red Bull li ho incontrati il primo di luglio di quest’anno perché mi hanno voluto conoscere in quanto volevano diventare i nostri sponsor come energy drink e così è stato, ma da allora non li ho più incontrati. Parliamo di un incontro avvenuto sei mesi fa, cinque per l’esattezza. Per quanto riguarda Pif non li conosco neppure. Quindi diciamo che io non ho avuto nessun tipo di contatto con nessuno, sono tutte cose inventate. Semplicemente c’è la volontà da parte di qualche giornale, non so per quale motivo di diffondere notizie totalmente false per creare un po’ di destabilizzazione o quant’altro, ma noi dobbiamo andare avanti con grande determinazione per riprendere un cammino che era stato inizialmente molto positivo e non curarci minimamente di queste cose. I tifosi sono per noi fondamentali, l’ho detto prima che quando cominciammo nel 2005, ed eravamo una specie di Armata Brancaleone visto che la squadra era stata messa insieme in pochi giorni, però il grande aiuto e supporto dei tifosi ci dette veramente una mano pazzesca. Ed è, secondo me, quello che oggi dovrebbero fare i tifosi indipendentemente da tutto. Alcuni tifosi possono essere contro di me, ci può stare ed è una cosa che succedere in tante piazze e non credo ci sia niente di male, ma la cosa importante visto che loro tifano Toro con grande passione è: più che contestare me appoggiare la squadra. Perché appoggiando la squadra le cose ovviamente andrebbero meglio e tutto quanto potrebbe essere sicuramente più positivo. Questo credo è ciò che oggi vada fatto”.

Su gradimento dei tifosi
“Quando dico che la maggior parte dei tifosi è con me lo asserisco perché ho fatto fare un sondaggio, qualche tempo fa, qualche settimana fa da una primaria società di sondaggi e questo emergeva. Ma non è questa la cosa importante. Le critiche ci stanno e diciamo che la gente ha giustamente ambizione e voglia di fare meglio e in più. Io nella vita nelle cose che ho fatto nel mondo dell’editoria ho avuto sempre molta ambizione e credo di aver ottenuto risultati molto buoni. Anche col Torino avevo la stessa ambizione e poi qualche difficoltà in più legata al fatto che tu competi in un campionato con squadre che hanno fatturate tre-quattro volte i tuoi per fare esattamente la stessa cosa. Tu fatturi 70/80 milioni, che possono diventare più di 100 con la vendita di qualche giocatore, e ci sono altre squadre che hanno fatturati di 400/450 mln o 200/300 cui poi aggiungi tutte le perdite che le squadre sostengono per cui i costi sono molto maggiori. Per una squadra che fattura 300 e ne perde 200 ovviamente spende per 500 mln e io che ne spendo 100 devo competere con loro. Questo non è facile. Mi ricordo anche com’era il Torino quando l’ho preso. Ai tempi la gente diceva che voleva stare stabilmente in Serie A, vogliamo cercare di stare sempre dalla parte sinistra della classifica  e sono 13 anni che siamo in A con regolarità e mediamente la posizione che abbiamo occupato è stata tra il 9° e il 10° posto quindi quello che era il desiderata della gente è stato ottenuto, poi sicuramente si può fare di meglio, non dico che quello che ho fatto sia il massimo possibile, ci mancherebbe. Qualcuno ha fatto meglio, ma tanti hanno fatto peggio. Mi rendo conto che il tifo e la passione della gente per la squadra è particolare e speciale e quindi è evidente che vada capita. Non sono minimamente contrario a questo e capisco perfettamente”.

Su mercato di gennaio
“Sono nei miei uffici con Vagnati, Pecini, Moretti e Narducci per stabilire la strategia definitiva per quel che riguarda il mercato di gennaio. Ho detto prima che sicuramente un attaccante è un obiettivo per il nostro mercato e poi vediamo. Tutto il resto non lo voglio dire adesso perché finiamo le cose e poi avremo le idee molto chiare, ma insomma già le idee sono abbastanza chiare”.

Sulle elezioni presidente Figc
“In questo momento c’è una rosa di tre nomi che sono potenziali candidati: uno è il commercialista Simonelli, un altro è Gandini e un altro è Bonomi, poi non so se siano candidature ufficiali o ufficiose. Questi sono i nomi che io ho sentito circolare e magari poi non si candideranno. C’è anche l’ipotesi di Casini che potrebbe ricandidarsi. Non lo so dipenderà molto da chi saranno i candidati. Siamo in una fase iniziale nella quale prima bisogna vedere chi sono i candidati e magari anche sapere che cosa hanno in mente per quel che riguarda lo sviluppo della Lega nel prossimo futuro e poi decideremo velocemente”.

Sugli introiti dalle scommesse
“Le scommesse nel calcio italiano mi dicono che generano circa 15-16 miliardi e qualcuno mi ha detto che considerando anche l’estero ci sono 35 miliardi di scommesse all’anno. Da queste giocare il calcio italiano non ha nessuno tipo d’introito e non credo sia giusto. Ci dovrebbe essere una parte, anche piccola, destinata al calcio e che ci consenta di avere maggiori ricavi per fare maggiori investimenti. Credo che sia una cosa assolutamente giusta perché credo che con tutte queste scommesse sia ingiusto che il calcio non ne benefici”.

Sul giro d’Italia targato Rcs
“Quella del giro d’Italia è un’altra fake-news assoluta. Noi semplicemente abbiamo concentrato in una società che si chiama “Rcs Sports & Events” quelli che sono i marchi che erano all’interno del gruppo “Rcs” ma che erano uno in “Rcs Media Group” uno in “Rcs Sport” etcetera. Abbiamo voluto concentrare tutti i marchi e la proprietà di Rcs Sport in una società capogruppo, ma non c’è la minima intenzione di vendere nulla. Anzi noi il Giro d’Italia ce lo teniamo stretto: è un asset che è cresciuto in maniera incredibile in questi anni e crescerà ancora molto di più perché il ciclismo è sport di grandissimo interesse per la gente e in grande crescita e noi vogliamo investirci di più. Il 13 gennaio ci sarà la presentazione del Giro d’Italia e non c’è stato nessun gallo  perché la presentazione è stata posticipata solo perché semplicemente stavamo mettendo a punto alcune cose relative alla partenza, ma non c’è nessun giallo nel modo più assoluto”.

Su eventuali acquirenti del Torino
“Ho detto qualche giorno fa che non voglio rimanere la Toro a vita nel senso che il Toro quando l’ho preso 19 anni fa l’ho fatto perché in quel momento la situazione non era certamente molto brillante. Il Toro allora lo hanno salvato i cosiddetti “lodisti” per carità e glielo riconosco sicuramente, ma poi nel momento in cui i “lodisti” partivano dalla Serie B serviva una squadra di un certo tipo per cercare di tornare in A e c’era bisogno di avere risorse molto importanti. Mi ricordo che soltando partendo ho versato nelle casse del Toro 10 milioni di euro e ho dato alla Lega, per garantire gli stipendi che sarebbero stati corrisposti ai giocatori, altri 10 mln. Stiamo parlando di cifre molto rilevanti perché il Toro doveva garantire gli stipendi in quanto era fallito o in procinto di fallire perché non si era iscritto al campionato. Io in quel momento chiamato dal Sindaco mi sono immediatamente gettato, buttato nella mischia spinto anche da mia madre, che era una grandissima tifosa, e l’ho fatto con grande passione e voglia di fare qualche cosa di buono per il Toro. Poi nella vita è sempre tutto relativo e oggi, per dire, tanti si ricordano in maniera positiva di quello che ha fatto Pianelli, io per primo, però mi dicono che quando nell’82 Pianelli lasciò il Torino non era proprio al culmine della sua popolarità pur avendo fatto bene e vinto uno scudetto e altre cose molto positive per il Toro. Questo vale anche per altri come Sergio Rossi che stette cinque anni al Toro arrivando anche secondo e poi anche lui venne contestato e poi decise di lasciare. E’ tutto molto relativo, magari questi miei 9°, 10° posti potranno essere valorizzati un pochino meglio fra qualche anno. Non pretendo di avere oggi chissà quale apprezzamento: quello che ho fatto l’ho fatto con impegno, ci ho messo soldo di tasca mia e non ho mai preso neanche un centesimo dal Torino né come stipendi né come altro ed ho investito in questi anni 72 mln che possono essere pochi, ma per quanto mi riguarda è una cifra molto rilevante. Se qualcuno che è più ricco di me e quindi ha più possibilità di investire ne Toro si presenterà ho detto che sono assolutamente disponibile a parlare e a ragionare per trovare delle soluzioni positive: ci vuole qualcuno che sia più ricco, abbia al passione e si faccia vivo perché al momento non ho ricevuto nessun tipo di telefonate e non ho fatto alcun incontro checché i giornali scrivano perché sono cose totalmente inventate”.

A chi credere? Solo ai fatti concreti, of course. Intanto il tempo smaschera sempre i bugiardi. E si sa che le bugie hanno le gambe corte, alle volte cortissime.