ESCLUSIVA TG – Gamba: “Nel libro di Repubblica Grande Torino Buongiorno racconta i valori che ha assorbito e che cerca di trasmettere”

03.05.2024 11:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Emanuele Gamba
Emanuele Gamba

Emanuele Gamba è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Gamba è un giornalista de La Repubblica. Con lui abbiamo parlato del libro, che SOLO domani verrà dato in omaggio acquistando il quotidiano La Repubblica, “Grande Torino. L’eredità di Superga, granata per sempre” curato dalla redazione del quotidiano attraverso i racconti di grandi firme, come Gianni Brera e Gianni Mura, testimonianze inedite, testi nuovi appositamente scritti per il libro e interviste, come quella ad Alessandro Buongiorno, conduce il lettore più vicino all’essenza di cosa significhi essere parte di qualcosa più grande di se stesso e racconta la vicenda che ha segnato non solo il calcio, ma l’anima di una città, dell’Italia e del Mondo: il Grande Torino e l’eredità che ha lasciato dopo la tragedia di Superga a distanza di 75 anni.

A quattro giornate dalla fine del campionato si può dire che il Torino abbia concluso la stagione, ma comunque questa sera deve affrontare il Bologna che ha bisogno ancora di qualche punto per essere certo di disputare la prossima Champions League. C’è un grande divario fra le due squadre e di conseguenza ci sono anche motivazioni differenti?
“Soprattutto le motivazioni e quello che un po’ preoccupa per il finale di campionato del Toro è proprio il rischio che la squadra abbia già mollato dopo che si è resa conta che tanto in Europa non ci andrà. C’è il rischio di chiudere il campionato molto male perché le restanti partite sono tute impegnative (Bologna, Verona, Milan e Atalanta, ndr). Al contrario la speranza è che Juric sia riuscito a tenere un po’ la squadra sulla corda e potendo anche giocare senza più l’ansia del risultato e dell’Europa magari, finalmente, i giocatori avranno un po’ più di leggerezza e riusciranno ad esprimere i valori che hanno”.

Ma non c’è al contempo il rischio che visto che ci sarà l’Europeo i giocatori in odor di Nazionale, a parte Buongiorno che sicuramente non lo farà, tirino un po’ indietro la gamba per non rischiare di farsi male?
“E’ un problema che riguarda non molti giocatori fra i titolari, Rodriguez, forse Bellanova, Vlasic e Ilic, ma, ad esempio, quest’ultimo dal punto di vista della combattività non si è mai dato tanto da fare quindi diciamo che non si corre questo rischio. Milinkovic-Savic non deve tirare indietro la gamba, mentre Rodriguez mi sembra un professionista molto serio così come Vlasic. Oltretutto a fine campionato Rodriguez, che ha il contratto in scadenza, andrà via e non mi sembra che questo lo abbia condizionato e il suo impegno è sempre stato massimo. E Bellanova non avendo la certezza di essere convocato da Spalletti darà il cento per cento. Quindi non penso che l’Europeo possa condizionare i giocatori però è chiaro che molto dipende da come Juriic sarà capace di tenere la squadra sulla corda ed evitare un finale deprimente perché a questo punto il rischio seriamente c’è”.

Anche Juric quasi certamente andrà via.
“Penso di sì. Detto questo è vero che l’Europa per il Torino sembra lontanissima, ma non è così scontato perché se il Toro riuscisse a fare, ad esempio, 10 punti secondo me rientrerebbe senz’altro in gioco. Teniamo anche presente che potrebbero essere addirittura 9 le squadre italiane che andranno in Europa e con nove il Torino sarebbe davvero a una lunghezza di distanza dalla Conference League. Spero che la squadra queste cose le tenga a mente e magari voglia fare una sorta d regalo d’addio a Juric che comunque in questi anni, secondo me, ha fatto un grande lavoro e sicuramente sul pano delle motivazioni non è mai sceso al di sotto della soglia minima”.

La partita con il Bologna si gioca nell’anticipo di questa sera perché domani è il 4 maggio, giorno delle commemorazioni della Tragedia di Superga e del ricordo del grande Torino, squadra fortissima, e degli altri periti in quel tragico schianto. Voi di Repubblica farete un bel regalo ai tifosi del Toro, ce ne vuole parlare?
“Domani in tutto il Piemonte uscirà in omaggio, va pagato solo il costo del quotidiano, un libro sul Grande Torino. Sono di parte, ma è un libro molto interessante perché contiene da un lato articoli vecchi di grandissime firme del nostro giornale, Gianni Mura, Gianni Brera,  Giorgio Bocca e Mario Fossati, e quindi si vanno a rievocare cose del passato che hanno lascito un segno e dall’altra una parte sulla quale abbiamo lavorato in queste settimane con cose molto interessati. Ad esempio, c’è un’intervista a Sandro Mazzola che parla di suo padre, un viaggio nei luoghi di Capitan Valentino. Personalmente, ho fatto un’intervista a Buongiorno solo sul Grande Torino e Alessandro racconta, per la prima volta, le emozioni che ha provato a Superga, cosa significa per lui il Grande Torino e quali sono i valori che ha assorbito e che cerca a sua volta di trasmettere  e devo dire che Buongiorno ha detto cose veramente molto interessanti. Con il grande vantaggio che il libro è gratis merita che si vada a fare un salto in edicola per averlo. La cosa importante è che ci sarà solo domani e non lo si potrà prendere nei giorni successivi”.

Che cosa ha percepito del rapporto di Buongiorno con il Grande Torino e con Superga?
“Ho conosciuto Buongiorno facendogli questa intervista alla vigilia del derby con una parte di attualità che è stata pubblicata subito sul giornale, mentre la parte sul Grande Torino è stata realizzata apposta per il libro. Tanto per cominciare ho scoperto un ragazzo esattamente come sembra, spesso si rischia di rimanere delusi quando c’è un giocatore che sembra superiore alla media, ma nel suo caso ho conosciuto una persona che veramente mi è piaciuta molto, ragazzo molto serio, intelligente e di valore. Sicuramente Alessandro è molto legato al Toro e soprattutto ne ha capito lo spirito. Per lui non è facile esser del Toro perché non sa come sia stato il Filadelfia vero, com’era una volta. Da quando è nato, 6 giugno 1999, ha vinto solo un derby quello famoso del 26 aprile 2015, che tutti sappiamo che per i tifosi del Toro non è esattamente una vittoria di cui vantarsi troppo. Eppure nonostante questo e che di fatto abbia vissuto nel periodo più complicato della storia del Toro ne ha colto comunque lo spirito e quando ti racconta quello che cerca di ricevere dal Grande Torino è una cosa molto profonda poiché non dice semplicemente che quelli erano dei grandi giocatori e anche noi vogliamo diventare grandi giocatori bensì parla dei valori che quei grandi giocatori, secondo lui, hanno trasmesso. La lealtà, l’importanza sociale che aveva quella squadra. Ha detto che ha studiato il Grande Torino e la cosa che più mi è piaciuta è stata il legame che avevano con la gente, la semplicità, l’umanità e secondo lui sono questi i valori che devono essere assorbiti e tramandati alle generazioni successive. Per me è un discorso non scontato e anche profondo”.

Oltretutto fatto da un ragazzo che vive in un’epoca dove questi valori non sono sentiti perché è cambiato tutto e i ragazzi di oggi hanno altre priorità.
“Sì. Rimanendo al Toro purtroppo c’è sempre meno gente che è in grado di trasmettere gli insegnamenti del passato e che sappia cos’è il passato. Le squadre sono piene di stranieri che ovviamente ignorano la storia del club e non ne colgono le sfumature. Per cui avere un personaggio come Buongiorno che invece le ha capite perché é stato istruito dai suoi genitori. Ha raccontato che la prima volta che è stato a Superga era quando i genitori da bambino lo portavano. Lui ha ancora un’eredità ricevuta in prima persona che è in grado di trasmettere. Buongiorno è un patrimonio del Toro anche per questo”.

Anche se al termine di questa stagione potrebbe andare via.
“Eh, sarebbe forse anche giusto per lui che succedesse perché merita chiaramente un altro palcoscenico, altri guadagni e merita di essere ambizioso. L’unica cosa che mi sentirei di chiedergli è di non andare mai alla Juve poi per il resto gli auguro una carriera di altissimo livello nelle migliori squadre del mondo”.

Lei ha anche scritto altro che si troverà leggendo il libro?
“Sì, due articoli uno sul Filadelfia e uno su Superga relativi al significato e all’importanza che hanno il Fila e Superga come eredita del Grande Torino per il Torino di oggi, il valore e la ricchezza ai quali il Torino dovrebbe attingere”.

E che significato hanno?
“La dismissione del Filadelfia ha segnato la storia del Torino più di ogni altro evento, persino più della Tragedia di Superga. Calleri quando arrivò fra le prime cose che fece fu chiudere il Fila e dare in appalto il settore giovanile e qualche anno dopo poi il Fila fu demolito per poi essere ricostruito di recente. La chiusura del Fila ha segnato la storia del Toro perché era veramente il luogo che gli consentiva di essere qualcosa di diverso e di più. Lì, come in nessun altro posto, l’eredità del Grande Torino era viva. Sul colle di Superga si va a fare una commemorazione e si vivono delle emozioni però nel Filadelfia viveva veramente lo spirito e l’eredità del passato che veniva assorbito moltissimo da chi lo frequentava. E non lo frequentavano solo i giocatori della prima squadra, ma anche tutti quelli delle giovanili. Non c’è nessun altra squadra al mondo che abbia questo tipo di tesoro dove potersi allenare. Il Fila si trova neo cuore della città, in un quartiere molto granata e con una storia che ha un fascino così grande. Il Toro non è mai stata una società dai grandi mezzi economici, ma, secondo me, ha potuto rimanere per 90 anni nell’élite del calcio italiano e qualche volta anche del calcio Europeo proprio perché aveva questa risorsa in più che era il Filadelfia. Luogo dove nascevano calcisticamente i giocatori e questo era un discorso economico e pratico perché se ogni anno si riescono ad avere 5-6 giocatori che vanno a giocare in prima squadra o che possono essere venduti ricavandone soldi per comprare altri è chiaro che la competitività resiste, mentre adesso questo discorso non lo si può fare più perché di giocatori validi usciti dal vivaio non ce ne sono se non uno ogni tanto e l’ultimo è Buongiorno, mentre in passato invece era la regola. E poi c’era tutto questo sistema valoriale che veniva tramandato dalla gente che lavorava al Fila, dagli allenatori delle giovanili, dai personaggi che abitavano quel cortile, dai tifosi che frequentavano il Fila come se fosse una piazza e lo facevano con grande rispetto. C’era un rapporto molto viscerale fra i giocatori e i tifosi che imparavano a conoscere i giocatori fin da ragazzini e tutto questo insieme creava l’alchimia che ha fatto del Toro una squadra unica e che per anni ha ottenuto grandi risultati. Questo mio articolo racconta questo: la dismissione del Filadelfia di fatto è stata una tragedia vera per il Torino”.

Ancora oggi nonostante il Fila sia stato ricostruito e la prima squadra vi si alleni viene aperto ai tifosi solo una tantum per cui è quasi come se non ci fosse più?
“Ma sì, aperto o chiuso comunque il Filadelfia oggi è un’altra cosa. Detto questo, caso mai riuscissero a finire i lavori al Robaldo vorrei che la prima squadra andasse ad allenarsi lì e il Filadelfia tornasse veramente ad essere la casa del popolo granata per ricreare quella comunità. Al Fila si potrebbero fare le partite della Primavera e degli Allievi e gli allenamenti di queste squadre e magari una volta alla settimana ad allenarsi ci potrebbe andare anche la prima squadra con la possibilità per il pubblico di assistervi. Così il Filadelfia aperto tutti i giorni diverrebbe una cosa viva, un luogo di aggregazione dove è possibile ricreare quel senso di comunità che si è perso”.

E Superga che eredità lascia al Torino di oggi?
“Ho usato lo spunto che mi ha dato Buongiorno. Non lascia un’eredità di vittorie perché si sono interrotte con la Tragedia e non è stato possibile formare nuove generazioni di giocatori vincenti, però è rimasta un’eredità morale, valoriale molto forte. Penso che quella squadra abbia lasciato qualche cosa più per quello che ha rappresentato che per quello che ha vinto. Il Grande Torno è andato oltre ai successi che ha ottenuto e l’eredità è proprio questa. Un’eredità valoriale di una squadra molto popolare nel senso proprio di legata al popolo, una squadra umile. Fra tutte le squadre vincenti della storia del calcio. Il Grande Torino è quella che più di tutte ha vinto insieme alla sua gente”.

Ed è anche per questo che è diventata leggenda?
“Lo è diventata purtroppo per la Tragedia, ma anche per ciò che rappresentava e per essere riuscita ad andare al di là dei successi che otteneva”.