Monza, il quadro è desolante. Da salvare resta solamente l'orgoglio
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Se il Monza si ritrova con a fare i conti con una retrocessione in Serie B ormai prossima non è solamente per un motivo puramente tecnico e qualitativo. La criticità principale, o comunque uno dei problemi maggiori, è l'assenza totale di mentalità, voglia e cattiveria agonistica delle gran parte dei calciatori. Senza queste caratteristiche restare a galla e non sprofondare diventa praticamente impossibile. Così come appare altamente improbabile salvare la categoria conquistata in 100 anni di storia.
Alessandro Nesta, allenatore giovane e capace e che meriterebbe un'altra possibilità in A con una rosa fatta di giocatori con uno spirito differente, nella conferenza stampa che precede la sfida in casa con il Torino ha sottolineato come non accetterà più una prestazione molle e senza cattiveria come quella del turno precedente all'Olimpico in casa della Roma. Al netto di assenze e altre sciagure c'è modo e modo di perdere. I suoi calciatori, come accaduto anche in altre circostanze, hanno scelto il modo peggiore non salvando nemmeno la faccia e l'orgoglio.
Tutto piatto Non c'è sollecitazione che sembra poter risollevare un gruppo ormai assuefatto alla sconfitta e alla retrocessione in B. E, come se non bastasse, composto da giocatori in scadenza di contratto, altri in prestito e alcuni arrivati a fine corsa. Da qualsiasi angolazione si vuol vedere la situazione del Monza il quadro è nerissimo. Con il Torino dunque sarà un'altra tappa senza grosse aspettative, anche perché l'ultima in classifica se la vedrà con una delle formazioni più in voga del momento. Un obiettivo forse c'è: salvare almeno la faccia, come ha lasciato intendere Nesta. Di questi tempi sarebbe già tanto.
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