Lido Vieri: “Sono un cuore granata andai all’Inter per forza. Volevo fare il marinaio sui grandi mercantili...

Lido Vieri, terzo portiere azzurro ai Mondiali ’70 dietro Albertosi e Zoff, si è raccontato in un’intervista fattagli da La Gazzetta dello Sport: “Ero fumantino, amavo Kamikaze Ghezzi e le sue uscite. Ora hanno tutti la catena corta. A me dicevano: hai i pugni, usali”.
Gli inizi: “Sono diventato portiere per caso. Volevo imbarcarmi, fare il marinaio sui mercantili che da Genova partivano per il Brasil. Giocavo nella Venturina, a dieci chilometri da casa mia, andavo agli allenamenti a piedi. Poi il dottor Biagi, il farmacista del paese che era il presidente della società, mi segnalò al Torino. Incontrò in una trattoria un dirigente, feci un provino. A 14 anni ero nelle giovanili, a 19, nel 1958, esordio in A”.
Undici campionati nel Toro. Lei ha sempre detto: la squadra della mia vita. Cosa le resta?
“Tanto, tanto. Bellissimi compagni di viaggio: Gigi Simoni, anche lui del 1939, il povero Meroni. Moschino, Fossati, Puja, Rosato,Mondonico. Un anno è venuto anche Cesare Maldini. Tanta bella gente. Sono un vecchio cuore granata, come Aldo Agroppi, come il mio caro amico Giorgio Ferrini. Con Giorgio dividevo la camera, sarei rimasto per sempre al Toro,ma il presidente mi ha ceduto all’Inter. Io non volevo, mi misi a piangere. Avevo ormai trent’anni, ero arrivato ragazzino, ero diventato un uomo. Pianelli disse che aveva bisogno di soldi e che dovevo andare”.
Sui portieri di adesso: “Bravi, tutti bravi, non lo dico con ironia. Sono bravissimi fra i pali, come Maignan, Di Gregorio, Meret, Sommer, il ragazzo dell’Atalanta, Carnesecchi. Ma fanno fatica a uscire, hanno la catena corta. I nostri allenatori dicevano: o ragazzi, gli attaccanti usano la testa, voi usate le braccia e i pugni”.
E lei li usava spesso. No?
“Si capisce. E, in caso di respinta, sempre di lato, mai frontale. Poi quelle regole sul rigore, sull’uscita del portiere: una volta gli attaccanti ti saltavano, per non farti e non farsi male. Da tempo ormai cercano lo scontro, il fallo, franano addosso. E ci credo: hanno tutto da guadagnare, al massimo rischiano un giallo per simulazione. Non è bello, né onesto”.
Vogliamo parlare dei passaggi indietro? Della famosa partenza dal basso?
“Vedo molta tv. Sono noiosi, esagerati. Come i colori delle maglie. Noi si vestiva di nero, avevamo maglie belle e severe, ci si distingueva. Jascin e Cudicini erano i ragni neri. Te lo vedi oggi un ragno ciclamino, o verde marcio, o fucsia?”
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