Carlo Pesce: "Buongiorno, cessione necessaria. Ottimo il ritorno di Sclosa, lavoriamo per altri talenti"
Mastica calcio a tutti i livelli, ma soprattutto giovanile, da oltre 50 anni e di prospetti ne ha visto passare tanti. Alcuni li ha anche allenati, come Daniele Cacia che prima di debuttare tra i Professionisti ha giocato nei suoi Allievi con la maglia della Gabetto. E per questo Carlo Pesce, storico allenatore e dirigente sportivo torinese aggi all'Asti, osservatore per il Toro e consigliere AIAC, è l'uomo più indicato per commentare l'affare Buongiorno, il futuro giovanile del Toro e anche la crisi del calcio italiano.
“La cessione ha fruttato cifre importanti, Cairo ha fatto benissimo e Alessandro pure ad accettare. Il calcio romantico e nostalgico è finito da tempo, i tifosi devono farsene una ragione. Detto questo, lui resta un esempio positivo di attaccamento alla maglia”.
Quanto sta diventando difficile ottenere risultati in Piemonte con i giovani, partendo dalle Scuole Calcio?
“Ormai è diventato un caos, comandano i procuratori, più dei dirigenti e degli allenatori anche se esempi positivi ce ne sono ancora. Ma non è vero che i giovani non hanno sbocchi, anche quelli italiani. Buongiorno nel Toro è diventato un leader, anche perché l'hanno saputo far crescere e e aspettare. Ma anche Allegri negli ultimi anni ha lanciato tanti ragazzi in Prima Squadra”.
Lei ha cominciato ad allenare nel 1973 al Pertusa. Poi Nichelino, Scuola Calcio Gabetto, Venaria, Orbassano, Lascari, Alpignano. Quanto è cambiato il calcio giovanile, in meglio o in peggio?
“Fino ad una ventina di anni fa l'Italia era un'eccellenza. Non è una banalità, ma è proprio diverso il mondo. Cortili e oratori aiutavano a formare i ragazzi, oggi sono spariti, come il calcio di strada. E molti tecnici adesso non sono abbastanza formati per insegnare. O forse lo sono troppo, trascurando le basi e il lato umano dei ragazzi”.
Il Toro di Vatta e del Fila non esiste più. Potrà mai tornare?
“Domanda complicata in effetti. Atalanta ed Empoli oggi sono due modelli da seguire a livello giovanile, ma restano mosche bianche. Dopo l'addio di Silvano Benedetti, che ha fatto moltissimo per il Settore Giovanile, non esistono più quelle figure di riferimento. Ora però è tornato Claudio Sclosa, che sa lavorare benissimo con i ragazzi ed è un vero spirito Toro. Spero di continuare a collaborare con loro per trovare nuovi talenti giovani”.
Il lavoro vero pero resta quello di responsabile della Sezione Agonistica all'Asti, che ha la Prima Squadra in Serie D. Più facile fare calcio lontano da Torino?
“Decisamente, me ne sono accorto da un anno a questa parte. Ormai tutti i ragazzi che chiamavo, anche alle 8 del mattino, mezz'ora prima avevano già ricevuto 5 telefonate da altri. Non era possibile andare avanti così. Qui invece c'è voglia di calcio sano, vero, c'è ancora fame. Con Antonio Ballario che è il ds dell'Agonistica e con Corrado Buscemi che è arrivato dall'Alessandria come responsabile del Settore Giovanile abbiamo grandi piani”.
Intanto avete rilanciato una piazza importante.
“Vero, quello dell'Asti resta un nome prestigioso, ma da solo non basta. Grazie al presidente Isoldi e al patron Scavino sono stati fatto investimenti. Abbiamo vinto due campionati regionali, c'è tanto buon materiale umano. Io mi diverto ancora e chissà che non riusciamo a mandare uno o più talenti importanti al Toro”.