Prof. Bertoldi: “Una multinazionale con il Torino acquisterebbe anche lo stadio”
Bernardo Bertoldi, docente di Strategia all’Università di Torino (Economia e gestione delle imprese), editorialista del Sole 24 Ore e tifoso granata ha rilasciato un’intervista a Tuttosport e ha parlato a lungo, approfonditamente e dettagliatamente della situazione economica del Torino. Ecco alcuni passaggi interessanti.
“Dal punto di vista economico il Torino non produce utili. Volendo dividere le attività in tre reparti (gli eventi sportivi, la gestione del parco calciatori e i diritti tv), si ottengono risultati non entusiasmanti”
“Dal punto di vista patrimoniale, il Toro potrebbe valere circa 4 milioni, ovvero il suo patrimonio netto. Il dato del reparto “calciatori” non tiene conto del prezzo di mercato dei giocatori. Oggi… che non abbiamo più Buongiorno e Bellanova, venduti in questo 2024… il noto sito Transfermarkt determina il valore della squadra in 172 milioni. Il che, al netto dell’impatto fiscale, porterebbe una plusvalenza di circa 75 milioni. Questo fa passare il valore possibile del Torino da 4 a 79 milioni. Chi li pagasse, però, dovrebbe credere di poter realizzare parte del valore del parco giocatori, migliorando allo stesso tempo i risultati sportivi ed economici: altrimenti le perdite annuali do-vrebbero essere coperte erodendo il valore patrimoniale”. “Non avendo lo stadio di proprietà o altre fonti di ricavo regolari consistenti”.
“Il valore patrimoniale del Torino è tenuto in piedi dal valore del marchio, che è stato inserito in bilancio attraverso una rivalutazione nel 2020”. “Direi che solo in una cosa il bilancio firmato da Urbano Cairo e il sentimento dei tifosi, però identificati nel documento anche come clienti, sono d’accor do: il toro rampante evoca la storia e fa sì che ci si riconosca in un comune ideale sportivo”.
“Dal punto di vista finanziario, chi comprasse il Torino per un valore patrimoniale di 79 milioni dovrebbe far fronte, in base a quanto risulta a bilancio, al pagamento di un flusso di debiti fino al 31 dicembre del 2028, ovvero nei canonici 5 anni post chiusura del bilancio: complessivamente, 133,3 milioni di debiti”. “L’acquirente non potrebbe contare su un grande flusso di cassa dalla gestione, considerati gli scarsi risultati economici che caratterizzano il Tori- no come molte altre squadre di calcio. Né potrebbe puntare troppo sulla vendita con plusvalenza di calciatori in rosa, che a oggi, se venissero venduti tutti, genererebbe circa 75 milioni di plusvalenze. Non granché, insomma. E stiamo parlando per assurdo, ovviamente: perché se vendessi tutti i giocatori che ho, poi chi manderei in campo?”. “L’acquirente non potrebbe inoltre ottenere cassa dai 40 milioni di marchio nel patrimonio, perché nessuno lo comprerebbe staccato dal Toro. La morale è che l’acquirente del Torino dovrebbe quindi pensare di dedicare all’investimento, oltre ai soldi per l’acquisto del club, un buona dotazione di capitale per ripagare nei prossimi 4 anni, fino al ’28, i debiti creati nel passato”.
“Il prezzo è qualcosa di molto diverso dal valore di bilancio: è stabilito dalla domanda e dall’offerta, che a loro volta sono influenzate da fattori comportamentali come l’umore e il momento, i quali, invece, non giocano un ruolo chiave nella determinazione del valore”. “Una forchetta possibile, considerato il bilancio e le transazioni simili, oscillerebbe probabilmente tra i 130 e i 170 milioni. La forchetta dipende anche dalle motivazioni di chi vuole comprare e da quelle di chi vuole vendere. Direi che restiamo dentro a parametri già emersi nel caso della Fiorentina, pagata da Commisso circa 170 milioni nel 2019, o del Genoa, comprato da 777 nel 2021 per circa 150 milioni”.
“Per una multinazionale come la Red Bull, che già con il Lipsia e il Salisburgo ha accompagnato il business dello stadio di proprietà ristrutturato secondo le esigenze di oggi in linea con la crescita della squadra, diventare proprietaria di uno stadio come il Grande Torino in un quartiere popoloso... sito in un territorio di cerniera tra il centro storico e la periferia... in un’area ampia dedicata all’attività sportiva non solo calcistica, visti gli altri impianti limitrofi … nonché destinata anche al tempo libero… un’area che potrà riqualificarsi più ancora nei prossimi anni… insomma... tornando alla metafora dell’appartamento, sarebbe come comprare un appartamento con la possibilità di raddoppiare la metratura...”. “Se io fossi il padrone della Red Bull o di una multinazionale interessata a promuovere i miei prodotti a consumatori appassionati di calcio in Italia, allora punterei a formalizzare un contratto di compra-vendita con Cairo a cifre garantite, con una condizione sospensiva a 90 giorni. Una compravendita, cioè, condizionata dal raggiungimento di un accordo anche con l’ente pubblico, con il Comune, per l’acquisto dello stadio”. “In un contesto del genere, anche le tanto chiacchierate ipoteche sullo stadio, sarebbero facilmente rimovibili, diventerebbero un ostacolo molto relativo”.
“Metto insieme tutto, anche la contestazione e il mediocre rendimento della squadra dopo un percorso lunghissimo di 19 anni. La mia sensazione, diciamo così, è che come minimo Cairo stia seriamente pensando di vendere, e anche già da diverso tempo”.