ESCLUSIVA TG – Ottobrino (Viterbo Granata): “Ho visto babbo piangere per la prima volta nel ’76 per lo scudetto e vorrei farlo di gioia davanti a mio figlio per un’altra vittoria del Toro”

ESCLUSIVA TG – Ottobrino (Viterbo Granata): “Ho visto babbo piangere per la prima volta nel ’76 per lo scudetto e vorrei farlo di gioia davanti a mio figlio per un’altra vittoria del Toro”
Giovanni Ottobrino
Ieri alle 08:00Esclusive
di Elena Rossin
fonte Elena Rossin

Giovanni Ottobrino, presidente di Viterbo Granata 1988, gruppo fondato come dice il nome nel 1988, è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Con lui abbiamo parlato della partita di oggi contro il Monza e della contestazione dei tifosi nei confronti di Cairo.

Il Torino all’ora di pranzo affronterà il Monza ultimo in classifica e già dopo la vittoria sul Milan mister Vanoli ha detto che con i brianzoli vuole vedere i suoi giocatoti perché è in queste partite che si vede il percorso di crescita. Lei cosa si aspetta da questa partita?
“La vittoria col Milan non mi ha sorpreso perché avevo visto nelle ultime sette partite prima di quella con i rossoneri nelle quali non siamo stati battuti, nonostante una sola vittoria e sei pareggi, che comunque potevano essere qualcosa di più. Non ho mai visto la squadra arrendevole, ma sempre diciamo in grado di sfidare a viso aperto gli avversari. Per questo la vittoria col Milan non mi ha stupito, eravamo con i miei amici qui a casa a vedere la gara in televisione e nessuno si è stupito”.

Neanche per il fatto che questa vittoria arrivasse dopo la sconfitta nella precedente gara col Bologna?
“No, perché quella, secondo me, era stata una sconfitta anche un po' dovuta al  calo di tensione. Vedendo il calendario delle prossime tre partite, Monza, Parma e Empoli, essendo noi come gruppo molto militanti alcuni andranno a Monza e altri a vedere le altre due. Io andrò a Parma. Noi siamo tra Viterbo e l’Umbria e una trasferta sia a Torino sia nelle altre città del nord è molto molto costosa. Personalmente, fra poco compirò 59 anni e ho una moglie e un figlio per cui togliere troppi soldi alla famiglia per seguire il Toro comincia un po' a pesare, però cerchiamo tutti di fare il possibile. Diciamo che le prossime sono tre squadre alla nostra portata, anche se ultimamente il campionato ci ha insegnato che non esistono partite facili e ne sanno qualcosa le grandi squadre, comunque io sono moderatamente fiducioso. Anche se con tutto il ritardo che abbiamo accumulato nel girone d’andata sperare in qualche cosa di più di una posizione di onesta classifica nel centro-sinistra alto pare difficile. Sinceramente io sono stato scottato da questi ultimi 20 anni, però sono moderatamente fiducioso”.

Moderatamente fiducioso in assoluto o per queste tre partite?
“Gli innesti di gennaio hanno portato linfa vitale, anche se si poteva fare meglio come prendere il sostituto dell’infortunato Zapata che non è arrivato. E alcuni dei vecchi acquisti dell’estate come Maripán stanno dimostrando che in questa squadra ci possono stare a pieno titolo. Lasciamo stare il portiere Milinkovic-Savic che ha avuto un incremento incredibile, noi da queste parti in lui ci abbiamo sempre creduto, però parare 4 rigori su 5 non è da tutti e se imparasse a uscire quando deve e a non farlo quando non deve sarebbe forse uno dei migliori portieri europei. Da quello che ho capito lo staff di Vanoli su di lui ci sta lavorando parecchio e i risultati mi sembra che si vedano”.

E in questa stagione magari ogni tanto riesce anche a sopperire a lacune di altri compagni della difesa.
“Abbiamo una difesa diciamo un po’ ballerina, però quando si lascia andar via Rodriguez, che era un uomo spogliatoio e che giocava sempre 90 minuti pur non facendo gol spettacolari o giocate alla Messi però il suo contributo lo dava. E si danno via anche Buongiorno e Bellanova non è facile sostituire tre giocatori così, non lo si fa con uno schiocco di dita. Io farei gioca un po' più Masina. ad esempio, e non avrei venduto a gennaio Vojvoda, ma Lazaro ha avuto un miglioramento esponenziale pur non essendo ai livelli di Bellanova, però il suo lo fa. Casadei e Ricci in mezzo mi piacciono. Sanabria sembra sempre un oggetto semi sconosciuto e Adams se sta bene diciamo che non siamo così male adesso e infatti i punti li abbiamo fatti. Purtroppo il calcio dei tre punti a vittoria e di uno per il pareggio ci insegna che non è più come una volta che anche un punto andava bene perché ora pareggiare sei partite va meno bene che perderne tre e vincerne altre tre poiché nel primo caso si fanno sei punti e nel secondo nove. Comunque nell’ultimo periodo qualche cosa di meglio si vede  e Vanoli mi sembra una bellissima persona e un ottimo allenatore”.

Quindi anche lei come molti altri tifosi è soddisfatto del mister?
“Certo, sono soddisfatto”.

E come lei anche gli altri del gruppo Viterbo Granata 1988?
“Sì, sì noi più o meno pensiamo tutti allo stesso modo, ogni tanto discutiamo, ma le idee sono simili. Ho fatto 600 trasferte fra venire a Torino e andare altrove e parecchi di quelli vecchi come me di trasferte a Torino e altrove ne hanno fatte tantissime e altri più giovani, come mio fratello, un po’ meno, però tutti viviamo il Toro a 360°”.

Qual è la storia del vostro gruppo?
“Noi nasciamo come costola dei Fedelissimi Granata fondati nel 1951 da Ginetto Trabaldo, che ci ha da poco lasciati, e siamo nati in un bar di Viterbo nel 1988, ma attualmente non siamo né un Toro Club né un gruppo Ultras, però siamo cresciuti e pasciuti in Curva Maratona, quindi abbiamo ottimi rapporti con tutti i vecchi e i nuovi gruppi della Maratona, in particolare con gli Ultras Granata, e avevamo anche moltissime amicizie in Curva Primavera come, ad esempio, i Cedrata Group, venivano ai nostri pranzi a Viterbo e noi andavamo ai loro a Torino. E ancora oggi abbiamo amici in Primavera. Noi abbiamo sempre avuto ottimi rapporti con tutti ed entravamo con il furgone degli Ultras dentro il vecchio Comunale per mettere gli striscioni e bandiere e partecipavamo all'organizzazione delle coreografie. Personalmente ero amico di Joe, Salvatore Genova. Dalle nostre parti non ci sono tantissimi tifosi del Toro siamo lontani  630 km da Torino e il nostro punto di riferimento è Orte, tra Viterbo e l'Umbria. Facevamo i pullman da Roma e da Perugia per andare a vedere le partite e magari raccoglievamo per strada i nostri fratelli della Maremma Granata, quelli di Pisa, siamo sempre stati un gruppo molto eterogeneo che ha cercato di portare in giro la gente del Toro. Magari ci chiamavano per dirci che volevano andare a Torino o a Monza oppure a Udine o anche a Reggio Calabria e gli si diceva di venire a Orte e poi si andava tutti insieme a vedere la partita. Siamo stati catalizzatori, un'aggregazione sociale per tutti i tifosi del centro Italia e lo siamo ancora grazie a Dio. Per fortuna abbiamo avuto un bel ricambio generazionale, ora ho parecchi ragazzi che vanno in trasferta più di me perché non hanno la fidanzata, la moglie e i figli e quindi loro una domenica sì e una no vanno in trasferta perché per noi sono tutte trasferte. A me piacerebbe farne di più perché quando sto davanti alla televisione impazzisco e qualche volta spacco pure qualche bidone e mia moglie si arrabbia”.

Proprio una grande passione.
“Di più perché siamo amici al di fuori del Toro. Mi sono sposato nel 2013 e c'erano 200 invitati e la metà erano del Toro. Al mio compleanno eravamo in 150 persone e 75 erano del Toro. Alla festa del mio pensionamento dall'Esercito c'erano 200 persone, 80 del Toro e sono venuti da tutta Italia. Per noi il Toro è stato un veicolo d'aggregazione sociale. Che si vinca o si perda per noi è una questione d’amicizia, i nostri figli escono insieme e anche noi lo facciamo. Ci vediamo ai compleanni, ai battesi, ai matrimoni e questa è sempre stata la nostra forza. Non voglio essere vanitoso, però questa è la cosa che mi dà forza a 58 anni e mezzo di andare avanti con la voglia di Toro. A Torino ho conosciuto persone fantastiche che ci hanno ospitato, ci hanno insegnato delle cose, ci hanno portato allo stadio. Ginnetto Trabaldo quando arrivavamo con il treno alle 6 del mattino a Porta Nuova prima ci portava nella sede di Fedelissimi in via Carlo Alberto e poi a vedere la partita della Primavera e dopo al vecchio Comunale, ma come fai a non innamorarti del Toro? Qua vicino ci sono Lazio e Roma, ma noi siamo del Toro. Babbo mio, classe ’33, era del Toro, Il Grande Torino è morto nel ‘49, ma a quei tempi erano tutti al Toro. Io e mio fratello abbiamo visto Babbo piangere quando il Toro nel 1976 ha vinto lo scudetto, era la prima volta che lo vedevo piangere e così io e mio fratello abbiamo detto che dovevamo essere tifosi del Toro, punto, basta, fine (si commuove, ndr).

I tifosi del Toro da tempo contestano la dirigenza e in particolare il presidente Cairo, voi come gruppo che posizione avete in tal senso?
“Siamo assolutamente allineati alla contestazione che c'è a Torino, noi forse l'avremmo contestato anche un po' prima, però c'erano delle meccaniche, delle sinergie, delle questioni e noi non viviamo a Torino. Siamo sempre stati solidali con i capi dei gruppi organizzati di Torino e lo saremo sempre: si mette lo striscione o non lo si mette, si va in trasferta oppure no, si entra o non si entra allo stadio. Non siamo un Toro Club, ma un gruppo organizzato militante”.

Per il 4 maggio i tifosi granata hanno organizzato una marcia, ci sarete anche voi?
“Qualcuno di noi verrà sicuramente. Io non so se potrò esserci, ma parecchi ragazzi dei nostri ci saranno”.

Voi sposate in pieno tutte le ragioni della contestazione?
“Assolutamente sì. In vent'anni abbiamo vinto un derby, siamo andati in Europa due volte per sbaglio, una perché il Parma è fallito e l’altra perché il Milan ha rinunciato. Sinceramente a me vedere quest'anno il Bologna in Champions League mi ha dato un po' fastidio. Con tutto il rispetto, ma se ci può arrivare il Bologna perché noi no? Sono vent'anni che il presidente sta là e fa proclami e alla fine i risultati sono questi. Ha detto di essere il più grande presidente dopo … lasciamo stare perché non vorrei arrivare alle offese personali. Parliamoci chiaro, i fatti, i numeri sono evidenti e se ci va bene arriviamo nella parte in basso a sinistra della classifica e certe volte ci passano davanti l'Udinese, il Bologna e l'Empoli e lo dico con tutto il rispetto per queste squadre e le loro  tifoserie. Abbiamo molte amicizie con parecchie tifoserie e inimicizie con altre, però rispettiamo tutti, ma sono vent'anni che sta là e mi pare che quattro spicci in tasca li abbia perché ha La7, il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport, organizza il Giro d’Italia e tutti gli atri giornali, riviste e attività che ha. E’ uno dei  più grandi editori italiani e se ha tutto questo qualche cosa vorrà pur dire, però il Toro è sempre lì a vivacchiare. Non aggiungo altro”.

Per cui anche voi vi augurate un cambio di proprietà?
“Per forza. L'importante è non finire dalla padella alla brace. Con la Red Bull è quasi un anno che ci fanno scatole tanto, però alla fine ... mah. Io spero, noi speriamo. Da 45 anni seguo il Toro e sono ottimista, però pure realista. Il sogno lo coltivo sempre. Mio figlio che ha 12 anni ed è anche lui del Toro certe volte mi dice: “Babbo io ho capito una cosa: tu un altro scudetto del Torino non lo vedrai mai, ma io sì”. Io però gli dico che si sbaglia perché spero di campare ancora qualche altro anno per vedere qualche cosetta di più di un decimo o nono posto, magari vincere la Coppa Italia o qualcos’altro come tornare in Europa. Qualcosa. Però, ripeto, sono un militare e sto molto, molto, ma molto coi piedi per terra eppure una speranziella nel cuore c’è. Volavo sugli elicotteri quindi ho fatto anche esperienze molto in alto, ma con il Toro qualche soddisfazione me la voglio ancora levare. Comunque sia, la cosa più bella è andare in trasferta con i propri amici, cantare, ridere, divertirsi. Purtroppo, ci sono delle squadre che hanno un potere … non lo so, vediamo un po'. Vorrei fare come mio padre quando si mise a piangere per lo scudetto e mi disse che non avrebbe mai pensato dopo il Grande Torino di rivedere il Toro conquistare lo scudetto. Allora avevo dieci anni e mio fratello quattro. Ecco anch’io vorrei piangere di gioia davanti a mio figlio perché il Toro ha vinto qualche cosa (si commuove, ndr)”.