Il Torino a Parma ha buttato via la vittoria facendosi rimontare due volte: manca qualità e pesano le strategie di mercato

E’ il leitmotiv di questa stagione del Torino buttare via le vittorie e puntualmente è avvenuto anche ieri pomeriggio a Parma e per ben due volte. Questo brutto vizio è iniziato fin dalla prima giornata quando i granata si fecero rimontare nel finale a San Siro dal Milan e allora c’erano ancora sia Bellanova (ceduto cinque giorni dopo), sia Zapata (il 5 ottobre ha chiuso anzitempo la stagione per la lesione del legamento crociato anteriore, del menisco mediale e del menisco laterale del ginocchio sinistro), anche se entrambi erano stati sostituiti, rispettivamente all’85’ e al 70’, prima che Morata (87’) e Okafor (95’) dessero il via alla rimonta. Questa volta invece è stato il giovane Pellegrino con una doppietta (60’ e 82’) a pareggiare i conti prima al gol di Elmas (19’) e poi a quello di Adams (72’). Vanoli per quanti sforzi faccia non riesce a impedire che puntualmente i suoi giocatori buttino alle ortiche quanto hanno in precedenza fatto. “Non possiamo prendere due gol così“ il commento dell’allenatore granata a fine partita, parole che in questa stagione ha pronunciato tantissime volte. “Bisogna saper spezzare l'inerzia avversaria, loro in svantaggio dovevano dare tutto. Devi essere più furbo, gestire con personalità, prenderti il fallo. In una partita ci sono tante gare da giocare, su questo dobbiamo migliorare. Andiamo ad una sola velocità, bisogna saper gestire meglio i momenti e in questo non siamo stati bravi” ha poi aggiunto Vanoli. E su Coco: “Sapevamo fosse un giocatore (Pellegrino, ndr) fisico e bravo in area. Bisogna capire come marcare una persona e va fatto velocemente. Questo ci manca e mi sono arrabbiato con Coco perché l'ha fatto girare”. Aggiungendo: “Il calcio d'angolo è stato battuto molto bene, sicuramente serviva un po' di malizia nel non guardare solo la palla, ma anche l'uomo. La rabbia è sul retropassaggio (di Coco, ndr) che ha regalato il calcio d'angolo. Un segnale di poca lucidità, questo non lo voglio. Stavamo vincendo, questo mi fa diventare matto, avevamo la partita in pugno. Bisognava solo gestire meglio i momenti”.
Gestire meglio i momenti e saper leggere le situazioni sicuramente, però è evidente che manca anche la qualità in alcuni giocatori perché altrimenti non si spiegherebbe che se non è uno è un altro, ma intanto l’errore in fase difensiva viene puntualmente fatto. Può capitare che una volta un giocatore non sia al top della forma, un’altra che qualcuno abbia un calo di concentrazione, ma se puntualmente nel tempo l’incidente continua ad avvenire e per di più capita anche più volte in una stessa partita allora non si può non pensare anche alla qualità. Ovviamente l’allenatore non può dirlo e tanto meno pubblicamente, però la dirigenza deve tenerne conto perché non è possibile che il direttore sportivo Vagnati, che oltretutto è stato un giocatore, e il suo collaboratore Moretti, che ha avuto una carriera di tutto rispetto proprio da difensore, non notino certe cose. Ma anche lo stesso presidente Cairo di sicuro le ha viste.
E’ inevitabile quindi che si torni alle scelte fatte in sede di costruzione della squadra. Per ben tre anni il Torino aveva avuto una delle migliori difese del campionato, per due volte era stato sotto questo aspetto il quinto e l’anno scorso il quarto, ma c’erano giocatori del calibro di Bremer, poi la costante crescita di Buongiorno, l’arrivo di Schuurs, sfortunatissimo per l’infortunio che lo sta tenendo fuori dal campo dal 21 ottobre del 2023 quando contro l’Inter subì la lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Senza dimenticare l’apporto che dava Rodriguez e quello di Djidji, quando non era infortunato. Ma Bremer e Buongiorno sono stati ceduti per fare cassa e a Rodriguez e Djidji non è stato rinnovato il contratto. La difesa, unico vero punto di forza, è stata smantellata definitivamente quest’estate e ricostruita, ma evidentemente non abbastanza bene e infatti l’allenatore ha dovuto persino cambiare il modulo passando da una linea a tre a una a quattro per cercare di metterci una pezza pensando anche a rendere più prolifico l’attacco con una punta sostenuta da tre trequartisti. In parte ci è riuscito visto che il Torino che era scivolato a quattro lunghezze dal terzultimo posto ora è all’undicesimo, ma più di tanto non può fare e gli innesti del mercato di gennaio, Biraghi, Casadei e Elmas più l’ancora non visto Salama, non sono sufficienti a impedire lo sperpero dei punti.
Di certo la fase difensiva ha non piccole lacune, ma qualche cosa da correggere c’è anche in fase offensiva visto che non mancano mai le occasioni sprecate sotto porta. La sensazione è che davanti con il lavoro quotidiano si possa migliorare, però dietro non basta. Ormai a dieci giornate dalla fine del campionato non si può fare niente, ma per la prossima stagione è palese che vadano ripensate le strategie di mercato, se non si vorrà continuare a vivacchiare a metà classifica. E questo spetta alla società.
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