Il Torino è diverso, il Toro merita di più
Ci sono due concetti che vengono ripetuti da tutti gli ex giocatori e anche da alcuni allenatori del passato, ma anche da quelli del semirecente passato: Il Torino è diverso, il Toro merita di più in riferimento a quanto accade da diciannove anni dal punto di vista della gestione del club e di conseguenza dei risultati sportivi. Se c’è questa unanimità di pensiero qualche cosa deve pur voler dire perché non si tratta di una campagna mediatica orchestrata ad hoc per diffondere questo messaggio. Sono parole spontanee di chi il Torino lo ha vissuto dall’interno sia in anni in cui era una squadra competitiva sia in anni decisamente più difficili.
Perché il Torino è diverso? Ha una Storia, con la “S” maiuscola. Ha valori intrinseci alimentati dalle vicende vissute: dai fasti del Grande Torino alla sua terribile scomparsa. Da Gigi Meroni con la sua genialità calcistica e la sua eccentricità che era un messaggio innovativo e proiettato al futuro a Giorgio Ferrini, il capitano per eccellenza dopo Valentino Mazzola che univa grinta, passione e senso d’appartenenza, entrambi tragicamente scomparsi. E tanti altri giocatori, a prescindere da quanto tempo sono stati al Torino o dal loro tasso tecnico, che hanno reso lustro e onorato la maglia granata, citandone alcuni in ordine alfabetico (e chiedendo scusa a chi non compare), Agroppi, Annoni, Ansaldi, Asta, Basha, Bearzot, Belotti, Silvano Benedetti, Beruatto, Rolando Bianchi, Bonesso, Pasquale Bruno, Bucci, Buongiorno, Burdisso, Casagrande, Luciano Castellini, Cereser, Antonio Comi, Comotto, Corradini, Cravero, Carlo Crippa, Danova, Darmian, Dossena, Falque, Ferrante, Giacomo Ferri, Fontana, Fossati, Fusi, Gazzi, Gillet, Giovanni Galli, Glik, Lino Grava, Graziani, Leo Junior, Lentini, Marchegiani, Maspero, Mezzano, Moretti, Motto, Mozzini, Mussi, Pecci, Pià, Poletti, Policano, Puia, Pulici, Quagliarella, Rincon, Rizzitelli, Rodriguez, Rosato, Ezio Rossi, Claudio e Patrizio Sala, Salvadori, Santin, Scifo, Schuurs, Semioli, Sereni, Luigi Simoni, Sirigu, Sorrentino, Tancredi, Terraneo, Tomà, Torrisi, Toschi, Vazquez, Venturin, Lido Vieri, Moschino, Vives e Zaccarelli. Allenatori, alcuni sono stati anche giocatori, che sono stati vincenti o che comunque hanno fatto di tutto, anche se poi non sono riusciti a ottenere i risultati sperati, per risollevare il Torino e ridargli il posto che si meriterebbe nel panorama calcistico italiano, Nereo Rocco, Giagnoni, Fabbri, Radice, Bersellini, Mondonico, Sonetti, Ventura, Mihajlovic, Moreno Longo, Davide Nicola e Juric e tanti che anno allenato nel settore giovanile. E poi da uomini che per decenni hanno allestito squadre e trasformato ragazzi promettenti in calciatori da Serie A, come, tanto per citare alcuni nomi, Ussello (fu anche allenatore), Copernico, Cozzolino e Vatta (fu anche allenatore), o presidenti, non così danarosi, ma capaci e vogliosi di scegliere manager competenti e appassionati alla causa, Novo, Pianelli e Sergio Rossi. Incarnava la voglia di lottare per raggiungere risultati positivi di chi non è ricco e non fa parte dell’establishment. Sopperiva al gap che c’è con i più forti con il senso d’appartenenza buttando il cuore oltre l’ostacolo. C’era un sentimento comune fra tutte le componenti granata: società, giocatori e tifosi.
Perché il Toro merita di più? Per il suo passato, per quanto ha dato al calcio italiano e di certo non ultimo per la sua gente. Non si può disperdere l’eredità di quegli uomini che ne hanno incarnato i valori e li hanno trasmessi alle generazioni successive. Il filo che univa chi era già nel Torino e chi vi arrivava è stato quasi del tutto spezzato e quando le due parti di quel filo saranno del tutto allontanate allora il Torino sarà solo più un ricordo. Questo deve essere impedito e la marcia che si sta organizzando per domenica 24, si spera sarà autorizzata dal Comune e dalle forze dell’ordine, è proprio per tutto questo che va fatta e chi non vi parteciperà, se non per forze di causa maggiore, sarà complice di chi non ha fatto nulla per onorare e far perdurare lo spirito granata.