Pagellone Torino, l’allenatore Juric ha dovuto far fronte a diverse difficoltà risolvendone alcune e altre no ed è incappato in qualche scivolone comunicativo. VOTO: 6+ per questa stagione e 7 per i tre anni in granata

Pagellone Torino, l’allenatore Juric ha dovuto far fronte a diverse difficoltà risolvendone alcune e altre no ed è incappato in qualche scivolone comunicativo. VOTO: 6+ per questa stagione e 7 per i tre anni in granataTUTTOmercatoWEB.com
Ivan Juric
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sabato 8 giugno 2024, 11:45Primo Piano
di Elena Rossin
fonte Elena Rossin

Una stagione travagliata sotto tanti aspetti. Il suo Torino ha ottenuto gli stessi punti del campionato scorso, 53, e piazzamento al 9° posto, dovuto alla classifica avulsa favorevole rispetto al Napoli, e mancato raggiungimento dell’andare in Europa seppur sia sfumato all’ultima giornata. Un passo indietro in Coppa Italia (l’anno precedente condusse la squadra fino ai quarti) con l’eliminazione ai 16esimi, anche se inficiato da errori arbitrali però l’avversario era il Frosinone. Però a sua discolpa, come nelle due annate precedenti, ha dovuto fare i conti con una rosa incompleta e non del tutto adeguata al suo gioco.

Però ha continuato a valorizzare i giocatori: Buongiorno ha raggiunto la piena maturità. Bellanova è divenuto uno dei migliori giocatori italiani sulla fascia destra ed è approdato in Nazionale tanto che il ct Spalletti lo ha portato all’Europeo. Gineitis ha intrapreso un percorso di crescita che ne fa uno dei giocatori di prospettiva più interessanti, peccato per l’infortunio (interessamento distrattivo al legamento crociato posteriore del ginocchio destro) che gli ha precluso il finale di campionato. Ha aiutato Ricci nell’uscire da un periodo che lo aveva un po’ frenato nella crescita tanto che è arrivato ad essere fra i pre-convocati per l’Europeo, anche se poi non è stato inserito nella lista di chi lo disputerà. Linetty è diventato il prezioso soldatino a centrocampo. Ha fatto esordire in Serie A i giovani Savva e Dellavalle. Peccato che altri calciatori non abbiano fatto altrettanti progressi: Ilic, su tutti, ma anche Radonjic, Soppy, Lazaro, Lovato, Vojvoda, Karamoh, Seck, Okereke e Kabic, alcuni magari non hanno grandi qualità tecniche e chi anche le ha non le sfrutta a dovere e pecca anche un po’ di presunzione. Sazonov lo ha sgrezzato, anche se per imporsi in Serie A ha bisogno ancora di fare progressi.

Ha saputo migliorare ancora la fase difensiva dall’essere la 5ª al divenire la 4ª della Serie A pur facendo fronte ai tanti infortuni accaduti ai giocatori del reparto. Djidji non è quasi mai stato disponibile per problemi legato alla pubalgia, Schuurs ha chiuso anticipatamente la stagione il 21 ottobre, Buongiorno ha dato forfait in due periodi per una lesione di primo grado al muscolo lungo adduttore destro e l’infortunio alla spalla, così come Sazonov per la rottura del naso e poi per un problema al tendine, Lovato, arrivato a gennaio con Masina per sopperire ai problemi d’organico del reparto difensivo, anche lui è mancato per alcune partite a causa di un trauma elongativo a livello del muscolo soleo della gamba sinistra e pure il giovane N’Guessan per una lesione miotendinea di secondo grado del retto femorale sinistro, non ha mai giocato e a gennaio è andato in prestito alla Ternana.  Tutto questo lo ha costretto a far giocare parecchie volte Tameze fuori ruolo spostandolo dal centrocampo a terzo a destra nella linea difensiva e persino Adrien ha avuto problemi fisici, interessamento distrattivo di basso grado al bicipite femorale destro, e allora ha utilizzato Vojvoda, anche lui fuori ruolo. Con l’arrivo di Masina, ottima scelta del direttore sportivo Vagnati il portalo al Torino visto che all’Udinese non giocava quasi mai, ha valutato che il giocatore fosse più adatto a fare il terzo a sinistra nella linea difensiva e questo ha fatto sì che spostasse Rodriguez sulla fascia, sfruttando quest’altro ruolo che lo svizzero può ricoprire.

Mentre quella offensiva è rimasta il tallone d’Achille della squadra: con sole 36 reti è stata la 4ultima della Serie A. Relativamente a questo aspetto c’è da dire che più di un giocatore ha reso meno delle aspettative. Sanabria non è riuscito  ripetersi segnando come aveva fatto la stagione precedente soprattutto nella seconda parte, anche se per molto tempo ha dovuto fare i conti con la tendinite e ha anche patito un po’ l’arrivo di Zapata. Pellegri ha dovuto imparare a gestire il suo fisico per non incorrere negli infortuni che lo avevano tormentato nelle stagioni precedenti. Radonjic è entrato ancora in rotta di collisione, per atteggiamenti non ritenuti consoni, con lui che alla fine lo ha messo ai margini fino alla cessione a gennaio. Karamoh e Seck non hanno fatto quei passi avanti a livello di prestazioni che si aspettava. Okereke e il giovane Kabic, arrivati entrambi a gennaio, non si sono rivelati i rinforzi necessari. Zapata è stato una manna dal cielo e con  12 gol è stato il bomber della squadra. Peccato che la società glielo abbia consegnato a campionato già iniziato, dopo due giornate, perché questo ha comportato il cambio di modulo, è passato dal 3-4-2-1 al 3-4-1-2, ma ha dovuto impiegare del tempo per provare in allenamento i movimenti e far sì che la squadra li assimilasse.

L’equilibrio che a centrocampo ogni squadra deve avere non è stato del tutto raggiunto, anche  causa di una non adeguata qualità tecnica e in parte caratteriale dei giocatori. La squadra era sbilanciata a destra dove Bellanova è divenuto il padrone indiscusso della fascia, anche perché Soppy, restituito a gennaio all’Atalanta, o altri non sono riusciti a creargli concorrenza. Mentre a sinistra Lazaro e Vojvoda non hanno mai del tutto convinto, tant’è che quando a gennaio è arrivato Masina molte volte Rodriguez è stato da lui posizionato sulla fascia. Peccato che Tameze abbia dovuto sopperire ai problemi in difesa e così ha potuto dare meno supporto al centrocampo. Ilic quando è in vena sa illuminare il gioco e fa la differenza, però capita troppe poche volte e pecca troppo di discontinuità: ed è forse stato il suo più grande rimpianto perché lo ha fortemente voluto facendo spendere anche parecchi soldi alla società (circa 16 milioni di euro), ma non è riuscito a far scattare nella testa del giocatore la molla che ha permesso ad altri di fare grandi progressi. Ricci qualche difficoltà l’ha avuta dovuta all’essere arrivato in ritiro dopo, aveva disputato con l’Under 21 l’Europeo di categoria, e alle voci di mercato che lo accostavano alla Lazio. Poi quando stava ingranando a inizio novembre l’infortunio, lesione distrattiva del bicipite femorale della coscia destra, ma lui lo ha aiutato a risollevarsi e a riprendere il percorso di crescita tanto da sfiorare la convocazione all’Europeo. Soppy non si è rivelato neppure all’altezza di essere l’alternativa a Bellanova e lui già alle prese con il cambio di modulo in attacco non ha potuto dedicargli maggiori attenzioni per vedere se era possibile farlo crescere, va anche detto che si trattava di un giocatore in prestito. Ha fatto disputare la miglior stagione a Linetty consacrandolo a prezioso soldatino di centrocampo sfruttando l’instancabile capacità del polacco al lavoro d’interdizione e al macinare chilometri. Ha intuito le doti di Gineitis e ha impostato il suo percorso di crescita grazie alla volontà del giocatore nell’applicarsi a volersi migliorare.

Sulla trequarti avrebbe voluto, come sua abitudine, poter giocare con due uomini, ma le scelte di mercato della società glielo hanno impedito e ha anche incontrato problemi di rendimento di tutti i giocatori. Ha ri-voluto Vlasic, forse anche perché sapeva che la società non avrebbe investito su altri profili più costosi, però il croato pur non lesinando l’impegno è stato discontinuo, decisamente positivo quando è in giornata al punto che fa girare bene la squadra, e non ha dato abbastanza supporto nell’ultimo passaggio e nel segnare, solo tre reti sono arrivate da lui. Ha dato altre possibilità a Radonjic, come aveva già fatto nella stagione precedente, ma il serbo non ha ripagato la sua fiducia soprattutto per atteggiamenti non ritenuti consoni e così lo ha escluso dalle rotazioni fino alla cessione. Un discorso cumulativa può essere fatto per Karamoh, Seck e Okereke: tutti hanno limiti tecnici e non sono riusciti più di tanto a convincerlo neppure come alternative così i primi due sono stati dati in prestito a gennaio e il secondo arrivato, anche lui in prestito, per sopperirne le partenze non è riuscito a ricavarsi particolare spazio. Il giovane Kabic, preso a gennaio dalla Stella Rossa di Belgrado, non era ancora pronto per affrontare la Serie A e infatti non ha mai giocato.         

E’ incappato in qualche scivolone comunicativo. Il doppio dito medio mostrato alla fine della partita d’andata con il Sassuolo, il gesto di tagliare la gola rivolto al collega Italiano al termine della gara di ritorno con la Fiorentina e le critiche mosse ai tifosi per non comprendere secondo lui quanto in alcuni frangenti faceva la squadra e per le contestazioni alla proprietà. Lui ha sempre detto che ci fosse amore fra tutti perché così si sarebbe fatto l bene del Toro e che voleva dare gioia ai tifosi. Va però detto che troppo spesso chi lo ha criticato non ha voluto capirlo a fondo, tenendo anche conto che essendo uno straniero, per quanto da molti anni in Italia, non sempre trova le parole giuste per esprimere quanto pensa, e si è dimenticato, o meglio ha voluto farlo, quanto in tre anni abbia fatto per il Torino a cominciare dal pretendere che il Filadelfia fosse dotato di strutture consone a un club di Serie A e che non facesse pensare ai giocatori quando ci entravano per la prima volta di domandarsi dove fossero finiti. Che ha valorizzato molti giocatori mettendo la società nella condizione di ottenere plusvalenze. Che ha lottato, alla fine forse un po’ arrendendosi, per ottenere calciatori di maggiore qualità. Che sempre ha detto che il Torino per la sua Storia meritava di lottare per l’Europa e che in quest’ultima stagione è stato lui a porre pubblicamente l’obiettivo di provare ad andare in Europa pur sapendo che la sua squadra non era altrettanto competitiva per qualità della rosa rispetto alle concorrenti, ma ha voluto farlo lo stesso per tirare fuori il massimo da tutti i suoi giocatori. E che quando si è reso conto di aver ecceduto con gesti e parole ha sempre chiesto scusa. Che ha difeso strenuamente i suoi giocatori anche quando incappavano in prestazioni non positive. E soprattutto ha avuto l’onestà intellettuale di dire che non avrebbe rinnovato il contratto se non fosse riuscito a far raggiungere l’obiettivo alla squadra perché significava che non era in grado di dare di più al Toro.
Fin dal suo arrivo è stato il parafulmine della società e in cambio non ha ricevuto il supporto che gli sarebbe stato dovuto. Tanto più che fin da subito ha risollevato una squadra che nelle due precedenti stagioni aveva evitato per il rotto della cuffia la retrocessione, che sempre gli sono state date rose incomplete e i giocatori sono arrivati per lo più a fine mercato e che nei primi due mercati estivi sono stati ceduti giocatori anche forti e smantellata in buona parte la squadra nei ruoli chiave e che nell’ultimo a gennaio, pur con gli evidenti problemi a fare gol, non è stato rinforzato adeguatamente l’attacco che era la zavorra che impediva di fare qualche cosa di più.  
Indubbiamente certi gesti non doveva assolutamente farli, anche se sono sempre avvenuti quando era in preda all’adrenalina da partita e di certo in alcune gare terminate con punti lasciati per strada, con squadre che sono retrocesse o che hanno lottato fino all’ultimo per non andare in Serie B, potevano essere fatte meglio, ma di contraltare ci sono state vittorie con avversari più forti, anche se quando affrontati non erano al massimo, come all’andata con Atalanta e Napoli e al ritorno con il Milan. Lascia un Torino migliore di quello che aveva preso e va via a testa alta. Nel complesso Juric merita 6+ come VOTO per questa stagione e 7 per i tre anni trascorsi al Torino.