ESCLUSIVA TG – Cismondi (vice pres. Resistenti Granata 1906): “La contestazione pacifica a Cairo continua: venda il Torino!”
Marina Cismondi è stata intervistata in esclusiva da TorinoGranata.it. Cismondi è la vice presidente del gruppo “Resistenti Granata 1906”. Con lei abbiamo parlato della contestazione dei tifosi del Toro nei confronti del presidente Urbano Cairo, reo di non gestire bene il club e di non rispettarne i valori e la storia.
Domenica il Torino giocherà in casa e dopo la contestazione contro Cairo del 25 agosto, il bis a Venezia della Maratona itinerante e quella di sabato scorso durante l’allenamento al Grande Torino continuerà anche con il Lecce?
“Per quanto riguarda il gruppo “Resistenti Granata 1906”, di cui sono la vice presidente, come abbiamo preannunciato da parecchi giorni sui nostri social continueremo assolutamente a manifestare. Quindi abbiamo invitato tutti i tifosi del Toro che condividono i nostri motivi relativi alla contestazione a trovarsi sotto la tribuna, come è successo già il 25 agosto, un paio d’ore prima dell’inizio della partita, quindi diciamo alle 13,30, per manifestare nuovamente, sempre pacificamente, la nostra richiesta alla proprietà del Torino Fc di mettere in vendita la società. E ci auguriamo che anche le due curve, la Maratona e la Primavera, organizzino anche loro una manifestazione per continuare a contestare”.
Quanto è importante che tutti i tifosi siano uniti in questo?
“E’ importantissimo e la manifestazione del 25 agosto, secondo me, ha segnato una svolta perché finalmente tutti i tifosi si sono resi conto della situazione del Torino Fc. Per quanto ci riguarda questa manifestazione è anche tardiva poiché i motivi di contestazione sono presenti da decenni e fra virgolette fortunatamente la cessione di Bellanova ha spalancato un po’ gli occhi a tutti, diciamo che è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ha unito tutte le varie anime del tifo granata, divise da moltissimo tempo per mille faide interne, in un unico scopo e questo è importantissimo”.
Ed è anche importante che la squadra e Vanoli siano contemporaneamente sostenuti?
“Su questo ci sono diverse scuole di pensiero, noi come “Resistenti Granata 1906” non entriamo allo stadio, buona parte di noi non lo fa e ovviamente ognuno è libero di fare ciò che ritiene giusto secondo la sua coscienza. Io personalmente non entro allo stadio dal 2009, dalla partita Torino-Genoa che sancì la nostra retrocessione e ormai manco dallo stadio da 15 anni. Diciamo che noi non ci schieriamo né a favore di chi entra né a favore di chi non entra, secondo me questa è una scelta molto personale. Se entrare significa continuare a contestare la presidenza per 90’ e contemporaneamente sostenere la squadra allora ben venga”.
Quindi la squadra e l’allenatore di turno sono al di fuori di questo discorso?
“Vanoli sta facendo bene. Premesso che, a mio parere, tre partite non sono ancora significative però finora per quello che si è visto in campo sicuramente è sicuramente un Toro diverso rispetto agli anni passati. Quella che fa arrabbiare enormemente è che se uno come Vanoli avesse potuto contare sia su Buongiorno sia su Bellanova probabilmente sarebbe stato in grado di alzare quella famosa asticella che è ferma ormai da troppi anni. Lunedì ho visto spezzoni della partita di Nations League fra Israele e l’Italia e a sentire nominare Buongiorno, Ricci e Bellanova tutte le volte era una fitta perché per un volta che il Torino avrebbe potuto avere tre nazionali nell’Italia ne ha invece dati via due. Questo è di una tristezza infinita perché dimostra che nel Torino Fc non c’è nessuna intenzione di avere ambizioni sportive e di fare il salto di qualità”.
Secondo lei, c’è la possibilità che il presidente Cairo decida di vendere il Torino oppure è solo una speranza di tanti tifosi?
“A mio parere, dipenderà da noi tifosi. Cioè, se noi tifosi continueremo ad essere uniti e la contestazione pacifica proseguirà rendendogli impossibile ciò a cui ambisce, ossia il mettere in mostra se stesso e averne ritorni d’immagine, non vedo perché dovrebbe continuare a tenere il Torino. Cairo aveva detto che sarebbe rimasto fino a quando i tifosi l’avessero voluto. E adesso chiaramente i tifosi non lo vogliono più . Se lui ritiene di non avere la disponibilità economica per creare una struttura competitiva sia a livello di squadra, sia di impianti, di stadio, di fede, di giovanili e di scouting, allora dopo che ha avuto 19 anni di tempo per dimostrare che, come da sue promesse, avrebbe riportato il Torino al ruolo di dignità che gli spetta a questo punto è chiaro che non ci riesca quindi veramente non capisco per quale motivo dovrebbe incaponirsi a tenere una società che oltretutto ha accumulato sei consecutivi bilanci in perdita. Aveva 100 milioni di differenza fra debiti e crediti e quindi è una società che è anche diventata fallimentare dal punto di vista dei bilanci. Per quale motivo non dovrebbe vendere il Torino?”.
C’è la possibilità che arrivi qualcuno di credibile che sia disposto a sedersi a un tavolo con Cairo e fargli pervenire un’offerta congrua per acquistare il Torino?
“Per quello che so, in quanto sono stata coinvolta in prima persona, non più di tre mesi fa era arrivato un fondo, Walter Scott & partners LTD (la notizia era stata riportata anche su alcuni siti), che aveva l’intenzione di acquisire la società, ma Urbano Cairo non ha neanche voluto sentire l’offerta e iniziare una trattativa. Quindi il problema è sempre lo stesso: lui. A settembre dell’anno scorso si era fatto sotto un fondo americano. Queste sono due cose che sappiamo, ma sicuramente ce ne saranno state anche altre che però non sono mai venute alla luce. A livello europeo negli ultimi due anni almeno una ventina di clubs hanno cambiato proprietà o sono comunque entrati in partecipazione nelle quote societarie fondi o altri partner. Perché il Torino, con la sua storia e la sua leggenda, che purtroppo deriva da una tragedia, che fanno sì che questa squadra sia conosciuta a livello mondiale, non dovrebbe essere appetibile? Sono passate di mano società come lo Spezia e il Palermo, con tutto il rispetto, e quindi non c’è nessun motivo per cui non ci potrebbe essere un acquirente serio. Il problema è che se dall’altra parte trova un muro oppure, com’è successo in passato, il potenziale compratore viene anche ricevuto, ma poi per cedere viene fatta una richiesta che non ha alcun senso … se per una Panda vengono chiesti 100 mila euro è difficile che la si riesca a vendere. La questione è che è Cairo che deve mettere in vendita il Torino. Non è che non ci sono acquirenti, gli acquirenti ci sarebbero”.
Ritornando al discorso di poc’anzi, non è quindi così scontato che Cairo decida di mettere in vendita il Torino e accetti una trattativa per farlo, giusto?
“Eh, sì. Purtroppo no. Legalmente, a livello di Camera di Commercio, la società è sua quindi noi tifosi possiamo solo continuare a fare tutte le pressioni pacifiche possibili e fortunatamente dal 25 agosto in poi non sono stati solo i tifosi a fare pressioni infatti anche parecchi ex calciatori, giornalisti e radio come Radio Sportiva e Radio Dj hanno dato evidenza alla contestazione pacifica e soprattutto alla richiesta dei tifosi che la società sia messa in vendita. Noi possiamo solo continuare a fare questo, la nostra contestazione pacifica è importantissima e non deve assolutamente finire ed essere del tutto indipendente dai risultati in campo della squadra, dal bel gioco, dai gol e dagli Zapata, etc etc. I problemi del Torino Fc sono altri al di là dei risultati e ci saranno fino a quando ci sarà Cairo proprietario del Torino Fc, con lui non cambierà mai nulla. Se anche si arrivasse alla partecipazione a una coppa europea finirebbe come le altre due volte che arrivati al settimo posto, grazie all’esclusione di Parma e Milan, ci andammo, ma Cairo vedette nel primo caso Cerci e Immobile e fu tantissimo arrivare agli ottavi e nel secondo non prese nessuno per rinforzare la squadra che fu eliminata agli spareggi dal Wolverhampton. Non c’è futuro, Cairo cu sta togliendo qualsiasi possibilità di futuro e allora a questo punto perché deve tenere una società in queste condizioni? Noi non siamo La 7. Se si vede la storia de La 7 la televisione è stata presa nel 2013 e aveva il 4,64% di share medio al giorno (fonte Prima Comunicazione 8 aprile 2013, ndr) e adesso nel 2024 ha il 3,8% nel daytime (fonte Affari Italiani 8 aprile 2024, ndr) e l’unico aspetto positivo di Cairo è stato quello di tagliare tutti i costi, ma il Toro, il calcio e i tifosi non sono i telespettatori del La 7 che possono cambiare canale se non gradiscono quello che vedono in tv, noi non possiamo cambiare squadra e quindi l’unica cosa che si può cambiare è il proprietario”.