ESCLUSIVA TG – G. Ferri: “Il risultato è l’unica cosa che conta per il Torino con l’Atalanta, si deve vincere!”

22.05.2024 11:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Giacomo Ferri
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Giacomo Ferri
© foto di Federico De Luca

Giacomo Ferri è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Ferri da calciatore dopo essere stato nelle giovanili del Torino dal 1976 al 1978 è andato alla Reggina per poi fare ritorno in granata restandovi dal 1981 all’89. Terminata la carriera agonistica è divenuto allenatore e nel Torino è stato sulle panchine dei Giovanissimi (1998-2000), Allievi (2000-‘01), Primavera (2001-‘03), nel finale del 2003 è subentrato a Ulivieri in prima squadra per le ultime sei partite e successivamente è tornato in Primavera (2003-‘05). Dal 2010 al 2016 è stato team manager sempre del Torino.
Con lui abbiamo parlato della partita che si disputerà domenica fra Atalanta e Torino con i granata che devono vincere sperando che poi arrivino risultati utili da Fiorentina, nella finale di Conference League e in campionato con Cagliari e nel recupero con l’Atalanta, e Napoli, giocherà con il Lecce, in modo da approdare in un posto che li porti agli spareggi per la Conference.

Cosa conterà di più per il Torino nella partita con l’Atalanta?
“Il risultato perché è fondamentale per provare ad arrivare all’obiettivo quindi conta solo vincere”.

In questa stagione, ma anche nelle due precedenti, quando il Torino doveva fare un qualcosa di più non ci è mai riuscito, cosa è mancato e non dovrà mancare domenica?
“Nelle precedenti due stagioni non è riuscito a raggiungere l’obiettivo di approdare in Europa e mi auguro e spero che alla terza occasione possa succedere. Questo dipenderà anche dai risultati di altre squadre, però domenica, come dicevo, tocca al Torino propiziare che ciò avvenga conquistando i tre punti e poi si vedrà. Penso che non ci sia tanto da ragionare, l’unica cosa è concentrarsi sul battere l’Atalanta e penso che il Torino abbia questo obiettivo e vedendo le partite ho avuto l’impressione che la squadra stia bene fisicamente anche se si è alla fine del campionato. L’Atalanta è un avversario difficilissimo da affrontare, è una squadra che conoscono tutti non solo in Italia ma anche in Europa. Da una parte è anche meglio dover affrontare un avversario ostico perché così mentalmente si è molto più carichi e attenti. L’obiettivo primario per il Torino è solo il risultato pieno”.      

Se giocasse ancora nel Torino come affronterebbe questa partita?
“Come le altre partite, ma è chiaro che non si debbano avere tensioni superiori. Credo che il Torino abbia a disposizione giocatori che hanno veramente esperienza e se anche qualcuno è giovane ha comunque già tanta esperienza. I giocatori sanno qual è l’obiettivo superiore e quello della partita con l’Atalanta. Io affronterei la partita come faranno loro”.

Sapere che cosa avrà fatto domani la Fiorentina a Cagliari sarà un vantaggio o uno svantaggio per il Torino?
“Ci sono tante situazioni che devono combaciare per cui il Torino a prescindere dal risultato della Fiorentina di domani ha il suo obiettivo da raggiungere: vincere con l’Atalanta. I giocatori del Torino di certo guarderanno la partita della Fiorentina a Cagliari, però alla fine essendoci anche altre combinazioni utili e non sapendo cosa potrà succedere automaticamente bisognerà pensare a battere l’Atalanta”.   

Zapata e Pellegri nelle due ultime giornate hanno fatto la differenza in attacco e hanno anche segnato, vanno confermati contro l’Atalanta?
“Nessuno meglio dell’allenatore sa come affrontare l’Atalanta. Posso dire che Zapata e Pellegri sono due giocatori che lì davanti possono fare la differenza. Zapata quest’anno ha dimostrato al Torino di continuare ad essere un giocatore di altissimo livello. Ultimamente fanno bene tutti e due e meglio di Juric non c’è nessun altro per scegliere se farli giocare ancora insieme, anche perché li vede tutta la settimana. Se stanno bene sono sicuro che li farà giocare, ma non so come vorrà impostare la partita Juric però è un allenatore di grande esperienza per cui deciderà al momento della partita chi schierare davanti”.  

Proiettandosi verso il futuro, fra i nomi che circolano chi le sembra il più adatto per la panchina del Torino oppure c’è qualcun altro che lei vedrebbe bene?
“Non lo dico perché voglio sviare la domanda, vedendo da fuori non sappiamo quale sia la programmazione che ha la società per il futuro, lo sanno solo Cairo e tutti i dirigenti del Torino, per sui se sceglieranno un allenatore vorrà dire che sarà adatto alla situazione che vogliono per il prossimo campionato. Cairo da quasi vent’anni sta navigando nel calcio ed è presidente del Torino quindi ha l’esperienza. Penso che il presidente e i dirigenti sceglieranno il prossimo allenatore in base agli obiettivi e alle caratteristiche dei giocatori che ci sono. Se si ha una squadra con certe caratteristiche è chiaro che vai su determinati tecnici. Quindi non c’è un allenatore più adatto di un altro, secondo me. Il discorso è  che se si guarda da fuori può piacere un allenatore rispetto ad un altro, ma dall’interno della società è diverso scegliere. Alla fine sarà Cairo a decidere chi sarà l’allenatore e poi Vagnati e lo faranno in base agli obiettivi che si saranno posti per il futuro del Torino e in base alla squadra che vogliono costruire. Questa è la realtà del calcio. A chi è esterno possono piacere mille allenatori, ma potrebbero non andare bene per le caratteristiche della squadra”.        

Europa o non Europa, quali giocatori il Torino dovrebbe assolutamente tenere per fare una stagione migliore di questa?
“Se il Torino raggiungerà l’obiettivo automaticamente, chi più chi meno, hanno fatto bene tutti. Ma se devo dire tre giocatori, uno per reparto, non darei mai via Buongiorno, Ricci e Zapata: sono fondamentali. Comunque non sono in tre ad aver fatto l’annata è stata tutta la squadra. Ma loro tre sono la colonna vertebrale della squadra e ci metterei anche il portiere che quest’anno ha fatto parate determinanti. Detto questo, è chiaro che in torno si deve avere una squadra perché non si gioca in quattro bensì ormai in 20-25 poiché il campionato è lungo e ci sono partite una dietro l’altra e anche le riserve hanno il loro peso, pensiamo a Pellegri che con il Verona è entrato e ha fatto un gol determinante. L’asse portante è fondamentale, ma intorno deve esserci anche un contorno adeguato”.