ESCLUSIVA TG – Mascheroni (pres. Ucg): “Spero che Cairo capisca che i tifosi del Toro non ne possono più di essere presi in giro e che metta in vendita il club”
Maria Rosa Mascheroni è stata intervistata in esclusiva da TorinoGranata.it. Mascheroni è la presidente dell’Unione Club Granata (sono circa 100 i club che vi aderiscono), commercialista e grande tifosa del Toro. Con lei abbiamo parlato della contestazione, avvenuta domenica prima e durante la partita con l’Atalanta, dei tifosi del Toro nei confronti del presidente Urbano Cairo, reo di non gestire bene il club e di non rispettarne i valori e la storia.
La contestazione oltre al significato palese ne ha anche degli altri?
“Più che altri significati, riunisce un po’ i tifosi. Altri significati direi di no. Il senso della contestazione è l’espressione dello sfinimento per la presa per i fondelli continua dei tifosi da parte del presidente Cairo. La gente è scesa in piazza perché non ce la fa più a sopportare di essere presa in giro”.
C’è qualche probabilità che la richiesta dei tifosi al presidente Cairo di vendere il Toro avvenga?
“Eh, è un passo che probabilmente gli fa cominciare a capire che, chi è stufo e lo contesta e non lo vuole più, non è il 25% dei tifosi, come tempo fa disse, ma siamo molti di più. È che probabilmente il suo tempo, dopo 19 anni, è finito ormai. E’ una spallata che di certo non può restare l’unica”.
La contestazione quindi proseguirà?
“Spero proprio di sì. La decisione delle due curve di scendere in piazza e contestare è stata fondamentale perché senza le curve una contestazione seria non si mette in piedi. E alle curve la gente poi si aggrega volentieri. L’elemento trainante devono essere le curve. Tornando alla domanda di prima, il presidente Cairo comincia a capire che oltre a non essere solo il 25%, ha tirato troppo la corda. Quindi, può darsi, che se i tifosi proseguono su questa linea, metta seriamente in vendita il Torino”.
La contestazione che ha avuto anche toni forti, però si è svolta in modo pacifico dal punto di vista dell’ordine pubblico.
“Assolutamente. Meno male perché altrimenti sarebbe stato un appiglio divenendo un boomerang”.
Lunedì su Instagram Cairo ha scritto di essere amareggiato per la contestazione. Lei, prossimamente si aspetta qualche cosa dal presidente?
“Nell’immediato non mi aspetto niente. Nei prossimi giorni, prima della chiusura del calciomercato, comprerà nei saldi, come fa tutti gli anni, uno o due calciatori. Magari scommettendo su qualche calciatore non di grande fama vincerà lui, perché il giocatore poi si rivelerà più utile di quanto non ci si aspetti, ma non è questo che conta. Per questo dico che bisogna continuare su questa linea, solo una spallata via l’altra fa perdere l’equilibrio”.
A medio, lungo termine si aspetta qualche cosa?
“Sì. Se le condizioni permangono quelle attuali e si continua su questa linea mi aspetto che Cairo metta davvero in vendita il Torino e quindi che il presidente cerchi un acquirente. Un imprenditore che vuole vendere un’azienda sa bene come si cerca un acquirente, non tocca a noi insegnarglielo. Cairo è un fior d’imprenditore per cui sa perfettamente come fare per mettere in vendita il Torino. Per cui mi aspetto che nel medio termine lo faccia”.
I tifosi contestano la proprietà, ma non fanno e non faranno mai mancare il sostegno alla squadra.
“Ma questo è giusto. Non è colpa della squadra e dell’allenatore se il presidente è quello che è, e se ha stufato i tifosi con quello che ha fatto in 19 anni. La squadra gioca e si dà anche da fare. Mister Vanoli fa il meglio che può e penso che tutti quelli che lavorano all’interno della società facciano del loro meglio per cui loro non hanno nulla a che fare con tutto questo”.
L’hanno stupita le parole di Vanoli pronunciate alla vigilia della partita con l’Atalanta?
“Un po’ sì. Le ho apprezzate parecchio perché si è dimostrato una persona che non ha paura di esprimere il suo pensiero. Di qui a dire che farà fare al presidente ciò che vuole è altra cosa. Anche Juric, con modi diversi strepitando e battendo i pugni, ci aveva provato senza riuscirci e quindi poi se n’è andato alla scadenza del contratto”.
Magari agire con toni più pacati potrebbe urtare un po’ meno il presidente?
“Le persone che parlano senza urlare, ma dicono le cose giuste al momento giusto non è che non “urlino” a loro modo. E’ un altro modo di “urlare” e battere i pugni. Dire in maniera civile ciò che si pensa, anche se è contrario a ciò che è la politica aziendale non significa essere sottomessi o che non si abbia coraggio. E’ appunto un altro modo e, forse, è ancora più efficace”.
Come dovrebbe essere il presidente perfetto per il Toro?
“Deve conoscere la storia e rispettarla; un imprenditore attento ai conti, ma con un progetto di squadra in testa; sincero con i tifosi soprattutto davanti alle difficoltà; circondarsi di persone capaci, ma che amano il Toro; lasciarsi coinvolgere dall’entusiasmo dei tifosi e non tenerli troppo a distanza. Insomma un imprenditore illuminato e appassionato. È troppo? Può darsi, ma chiedere e sognare non costa nulla…”.