Al Teatro della Cooperativa a Milano “Il Grande Torino: Una cartolina da un Paese diverso”
Un racconto teatrale ricorda il Grande Torino 75 anni dopo la tragedia di Superga. A scriverlo sono Gianfelice Facchetti, figlio di Giacinto grande calciatore e dirigente dell’Inter e della Nazionale italiana, e Marco Bonetto, giornalista di Tuttosport, che hanno scritto “Il Grande Torino: Una cartolina da un Paese diverso”. La prima andrà in scena domani al Teatro della Cooperativa a Milano in via Hermada 8 e repliche fino al 31 ottobre. Sul palco con gli Slide Pistons anche Facchetti jr.
Cosa c’è nella valigia di un calciatore che torna da una lunga trasferta o da una sfida memorabile? Quali oggetti, quali cose si conservano sul fondo della borsa? Ci saranno scarpe, indumenti da gioco, una tuta, calzettoni, una fascia da capitano; ci sarà una maglia scambiata con un avversario, mappe per visitare la città dove si è stati, souvenir da portare a chi è rimasto a casa ad aspettare, artigianato locale, una bambola, un barattolo di canfora per ungere i muscoli…
Ebbene nelle valigie recuperate tra i rottami dell’aereo FIAT G.212 che il 4 maggio 1949 (di ritorno da Lisbona e che trasportava il Grande Torino che aveva disputato un’amichevole con il Benfica) si schiantò sulla collina di Superga, contro il terrapieno della Basilica, c’erano tante di queste cose ma anche molto di più: c’erano i sogni ritrovati di una generazione e di un Paese intero, il nostro, che a quella squadra si era aggrappato come si fa con qualcosa di salvifico quando tutto sta andando giù.
Il racconto però non vuole parlare di quella terribile tragedia, ma del prima. Si immagini quindi che in quel giorno del ’49 non sia accaduto nulla, nessuna tragedia; si sposti indietro il calendario e si sfogli l’album dei ricordi: prima cartolina, seconda, terza, fino a ritrovare le radici e i protagonisti di una pagina di storia rimasta incollata agli occhi della memoria. Nomi, cognomi, luoghi, date.
Per questo il “Grande Torino" di Gianfelice Facchetti e Marco Bonetto è una cartolina da un Paese diverso, da un luogo in cui le valigie della gente non contenevano nulla perché erano state svuotate dalla guerra, erano povere e da riempire ancora di tutto: di cose materiali e indispensabili, ma anche di rivalsa, di sogni, di vita. La favola tragica dei ragazzi in maglia granata, parla dei sogni infranti di una generazione che dopo la seconda guerra Mondiale si era rimboccata le maniche e aveva cercato di riprendersi la vita in mille maniere diverse. Una di queste è stata sicuramente lo sport, prima il ciclismo poi il calcio, proprio grazie al Torino che tutti amavano, da nord a sud. C’era fame di vita e di fiducia in qualcosa da cui cominciare a ricostruire. E c’era anche sete di rivincite, di vittorie, di orgoglio calpestato da troppo tempo e finito sotto i piedi. In un quadro rassegnato, fu lo sport a fornire qualche appiglio al Paese intero.
Facile da comprendere che quando il cielo inghiottì gli “Invincibili” in maglia granata, venne giù tutto; fu un lutto così potente da cancellare ogni slancio di avvenire per tanti italiani. Ricordarlo a 75 anni esatti, vuol dire riannodare i fili del tempo e restituirci un frammento di ciò che siamo stati e, in qualche maniera, vorremmo un po’ tornare ad essere.
Dopo “Eravamo quasi in cielo” e la “Tribù del calcio”, Gianfelice Facchetti chiude la propria trilogia dedicata allo sport più popolare del mondo, con un racconto teatrale che arriva dopo un podcast realizzato pochi mesi fa per Raiplaysound.
Uno spettacolo di Gianfelice Facchetti e Marco Bonetto. Musiche: Slide Pistons, (Raffaele Kohler, Luciano Macchia, Francesco Moglia)
Prima Nazionale: dal 22 al 31 ottobre, Teatro della Cooperativa a Milano in via Hermada 8.