Longhi (architetto) sullo Stadio Grande Torino: "Può interessare una multinazionale determinata anche ad acquistare il Toro"

Il destino e il futuro dello Stadio Grande Torino è legato in maniera indissolubile al quello del club granata e a un possibile cambio di proprietà visto che finora l’attuale numero uno Urbano Cairo non ha mai manifestato interesse per l’acquisto dell’impianto e la sua ristrutturazione. Ne è certo l’architetto Stefano Longhi nell’intervista rilasciata a Tuttosport in cui immagina come possa cambiare lo stadio torinese: “Ritengo che l’impianto possa interessare una multinazionale a quel punto determinata ad acquistare nello stesso tempo anche il Torino soltanto se ha la possibilità di demolire e ricostruire lo stadio, trasformandolo in un impianto per il calcio in grado di vivere non solo per una ventina di giorni all’anno, bensì aperto almeno 60-70 giorni all’anno per concerti, grandi manifestazioni pubbliche di varia natura, convegni negli spazi interni allo stadio”.
“La ristrutturazione sarebbe sicuramente una via, ma limitante e oltremodo più costosa e complicata. - prosegue Longhi - Anche in una visione ottimistica, lasceremmo inalterate tutte le problematiche legate alla visibilità dagli spalti. Innanzi tutte dalle due curve, sempre molto lontane dal prato. Ma anche dalla tribuna e dai Distinti, seppur in misura un po’ minore. La capienza attuale di 27 mila spettatori non potrebbe essere aumentata oltre le 30 mila unità. Se invece venisse abbattuto conservando alcuni elementi caratterizzanti come l’originaria torre Maratona e il braciere olimpico, allora potrebbe nascere uno stadio davvero accattivante”.
Longhi spiega come negli ultimi anni sia cambiati anche i vincoli della Soprintendenza come accaduto a Bergamo e Firenze dove ampie parti di stadio sono state demolite e altre porzioni sono rimaste intatte sottolineando anche come il Filadelfia nel ‘97 sia stato demolito quasi completamente per poi, venti anni dopo, essere ricostruito quasi da zero con il mantenimento minimo di alcune gradinate originarie e come nel mondo ormai sia questa la via da seguire come dimostrano Wembley a Londra, il Maracanà a Rio de Janeiro e il Bernabeu a Madrid.
Spazio dunque ai costi che un’operazione del genere, con uno stadio cinque stelle da 40mila posti fruibile nel corso dell’anno anche senza calcio, comporterebbe: “Diciamo sui 160 milioni. Ma si tenga conto che il ferro e il calcestruzzo esistenti hanno un valore, sono materiali riciclabili, per cui normalmente rivendibili. La Giunta è già pronta ad accogliere manifestazioni d’interesse per lo stadio da parte del Torino o di altri soggetti, come ha spiegato bene il sindaco. La visione del futuro parte da questo atto molto concreto del presente”.
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