Coco: “Mi adatto a giocare in qualsiasi posizione in difesa. Sono in Italia anche per migliorarmi”
Saul Coco, il nuovo difensore del Torino, è a Pinzolo dal primo giorno del ritiro ed è stato presentato alla stampa dal direttore tecnico Davide Vaganti giunto in Val Rendena accompagnato dal collaboratore dell’area tecnica Emiliano Moretti.
Subito ha preso la parola Vagnati: “Iniziamo la stagione con la prima conferenza stampa di un nuovo arrivato. Siamo molto contenti perché Saul Coco, innanzitutto, nelle chiacchierate che abbiamo fatto, ci è subito sembrato un ragazzo che ha veramente una grande ambizione e una voglia di crescere. Ha voluto fortemente venire a Torino, nonostante avesse avuto anche altre possibilità. Come mi piace, nel corso delle situazioni di mercato siamo andati veramente dritti verso di lui perché pensiamo che abbia le caratteristiche, sia fisiche sia tecniche, e le qualità morali che dovrebbero far parte di questa nuova stagione, di questo nuovo inizio, di questo nuovo percorso. Adesso la parola spetta al campo e ovviamente ci auguriamo tutti che ci sia un buon inizio e poi anche un lieto fine”.
A seguire i giornalisti presenti a Pinzolo hanno fatto le domande a Coco.
Come sta? Come affronta questi primi giorni di ritiro?
“Bene, sono molto emozionato e contento di essere al Torino. In questi giorni penso solo ad allenarmi e ho avuto la possibilità di iniziare ad ambientarmi, di conoscere i miei compagni e di adattarmi a questa nuova realtà e, come ho detto, sono molto contento di essere qui”.
Ha già ricevuto delle indicazioni da mister Vanoli?
“Sì, dal primo momento che sono arrivato ho parlato con lui. Mi ha spiegato un po' la metodologia del lavoro e tutto che si è fatto nella settimana precedente al mio arrivo e a partire da questo ciò che si farà. Sono contento di poter imparare, questa è una realtà nuova per me e devo adattarmi, come dicevo, e non vedo l’ora di farlo”.
Com’è il clima nella squadra?
“L’ambiente è molto buono e come sempre quando si arriva in un posto nuovo si ha la sensazione di doversi adattare a tutto, ma in questo caso fin dal primo momento i compagni mi hanno accolto molto bene, mi aiutano con la lingua e mi spiegano le cose che non capisco ancora, almeno fino a quando non imparerò l’italiano. Mi stanno facendo sentire molto a mio agio per questo sono contento e penso che l’ambiente di lavoro mi sia favorevole”.
Chi l’ha sta aiutando con la lingua?
“Parlo molto con Tonny Sanabria e con Zapata, ma poco alla volta mi approccio e parlo con tutti e così imparo a conoscere i miei nuovi compagni”.
Si presenti ai tifosi, quali sono le sue caratteristiche tecniche? Qual è la sua posizione preferita nella linea difensiva? Come le piace che le venga servita la palla?
“Mi considero un giocatore creativo. Sono abituato a giocare in una difesa a quattro, ma non ho problemi adattarmi ad un altro sistema per cui posso giocare in qualsiasi posizione in modo da aiutare la squadra. Ho la capacità di adattarmi a tutto. Mi sto abituando ad essere un protagonista, mi piace tenere palla, il gioco associativo e intenso: queste sono le mie caratteristiche. A livello tecnico, spero di avere una buona uscita palla al piede e un buon controllo del pallone. Posso migliorare in tutto. Mi baso molto sulle mie qualità fisiche. Una cosa che qui in Italia posso migliorare molto è la tattica”.
Al Torino negli ultimi anni è mancato un giocatore capace di calciare le punizioni. E’ vero che lei ha una buona capacità balistica e che sa tirare da distante? Nel caso si prenderebbe la responsabilità di battere le punizioni?
“Il tiro dalla distanza è un’alternativa e lo considero, come ho sempre fatto anche in passato. E’ una qualità che ho e penso che possa aiutare la squadra in talune circostanze per cui mi posso prendere questa responsabilità. Ma, come ho detto, la cosa più importante è la squadra e sono cose che vanno viste in partita quando è il momento di battere una punizione, ma se si ha fiducia di poter calciare lo si fa. Sono decisioni che vanno prese dalla squadra: ci si parla e si decide chi tira”.
In Italia ai difensori si chiedono cose molto diverse da quelle che vengono chieste in Spagna. Cosa l’ha spinta a misurarsi con la Serie A? Ai fin della sua crescita ha pensato anche a questo quando ha deciso di venire al Torino?
“Sì, alla fine è stato un motivo molto importante e mi ha spinto a venire in Italia. Storicamente l’Italia è la culla del calcio difensivo. Negli ultimi anni ci sono stati tanti cambiamenti nel calcio sia a livello difensivo sia offensivo. Il livello del calcio è migliorato molto e questo ha influenzato la mia decisione spingendomi a venire qui. Penso che se si combina la qualità del calcio offensivo spagnolo con il calcio difensivo italiano si può aumentare il margine di miglioramento ed è anche per questo che sono qui”.
Ha un calciatore di riferimento al quale s’ispira?
“La verità è che non ho un giocatore di riferimento in particolare. Mi piace molto il gioco e vedere molte partite e così cerco di imparare, penso che anche l'apprendimento visivo serva. Guardando molte partite si possono apprendere tante cose dai più grandi giocatori. Cerco sempre di imparare e migliorarmi, ma non ho un giocatore di riferimento al quale mi ispiro”.
L'anno scorso la fase difensiva del Torino ha funzionato molto bene, sono andati via due giocatori importanti, Rodriguez e Buongiorno, questo le dà ulteriore responsabilità?
“La responsabilità l’assumo nel momento in cui indosso questa maglia. Il minimo che si può fare è che se nell’anno scorso la difesa ha fatto bene bisogna provare quest’anno a migliorarsi. La sento come una motivazione e non come una responsabilità che mette pressione”.
Nel primo incontro con Vanoli, l’allenatore le ha chiesto qualche cosa di particolare? La prima cosa che ha detto al mister qual è stata?
“La prima cosa che gli ho detto è stata grazie, è un piacere conoscerla e parlare con lei. Per me è stato anche importante poter parlare con lui. Mi ha spiegato un po' la sua idea del gioco e la storia del Torino, che in verità mi ha sorpreso molto. L’ho ringraziato per la fiducia che ha riposto in me e ho voglia di ripagare questa fiducia”.
Dal un punto di vista di caratteristiche, che tipologia di difensore è? E’ elegante, d’anticipo, “cattivo”?
“Non mi considero elegante, non sta a me dirlo. Fra le qualità che ho mi considero un difensore veloce, molto competitivo, aggressivo, travolgente, che si mette al servizio della squadra e che fa di tutto per vincere. Competitività, passione, forza, velocità: sono le mie caratteristiche”.
Vanoli la sta provando al centro della difesa a tre, ma lei è abituato a giocare in una linea a quattro. E’ questo il ruolo che sente suo?
“Sì, come ho detto, sono abituato a giocare in una difesa a quattro e qui devo giocare come centrale, ma posso farlo in qualsiasi altra posizione. E vero che in questo momento sto provando da centrale e ovviamente è una posizione nuova per me. ma non ho nessun problema ad adattarmi. Considero che una delle mie qualità di giocatore sia proprio quella di adattarmi alle nuove situazioni. Quindi mi adatterò, imparerò e darò il 100% per essere il migliore possibile”.
Ha detto che sa adattarsi, ma in una difesa a tre pensa di poter giocare a destra oppure no?
“Sì, posso giocare in qualsiasi posizione possa essere utile per la squadra e a seconda delle esigenze della partita”.
Ha detto che con l’allenatore ha parlato della Storia del Torino, che è unica. Per lei prima di venie qui che cos’era il Torino?
“Prima di sentirne parlare approfonditamente conoscevo un po’ la storia del Torino, sapevo che è una squadra storica in Italia, una grande squadra. Sin dal primo momento che ricevetti la chiamata fui molto contento e poi quando ne conobbi di più la storia capii che per i tifosi è importante il sentimento che hanno per lo stemma e per la maglia. Per me è importante questo perché è così che si vive il calcio: con passione. Ed è quello che cerco di fare in campo”.
Una variabile importante vestendo la maglia del Torino è anche il derby con la Juventus. Qualcuno gliene ha già parlato?
Interviene Vaganti e gli dice: “Ti ricordi che ne abbiamo parlato in ufficio?”
Risponde Coco: “Ne abbiamo parlato, ma ciò che ci siamo detti rimane una conversazione fra noi. In Spagna non si usa la parola derby, mi piace pensare partita per partita e prima di pensare al derby bisogna concentrarci sulle gare precedenti e quando arriverà il momento di giocare il derby dovremo dare il 100% e avere molta ambizione per cercare di vincere, come per tutte le altre gare”.
Qual è il suo personale obiettivo per quest'anno?
“Evidentemente crescere come giocatore, per questo sono qui. Penso di avere un amplio margine di miglioramento. E’ importante per un giocatore riuscire a migliorarsi in campo. E io voglio migliorare tantissimo e aiutare il più possibile la squadra”.