il Torino fra delusioni e potenzialità in attesa del mercato di gennaio
La parola d’ordine è “implementazione” a dirla è Urbano Cairo, nell’intervista in esclusiva rilasciata al direttore di Tuttosport Vittorio Oreggia e pubblicata ieri a pagina 15 (“Toro! Ti rinforzerò”). Quindi a gennaio alla riapertura del calciomercato il Torino non effettuerà un mercato di riparazione per tamponare le lacune, ma innesterà giovani nuovi per rinforzarsi. Sottile differenza che implica una dose d’ottimismo negli intenti, almeno a parole. Sul concetto di giovani il presidente del Torino è stato chiaro: “Giocatori dell’88, 89 oppure del 90”, quindi ragazzi che hanno dai 24 ai 26 anni, questo vuol dire che un po’ d’esperienza devono averla già maturata. Bene. Ma ci vuole una seconda parola d’ordine “tempestività” perché un conto è se i giocatori arrivano il 5 gennaio, giorno di riapertura del calciomercato, tutto un altro se arriveranno a ridosso della chiusura ovvero il 2 febbraio, perché fra le due date ballano ben cinque partite (Chievo, Milan, Cesena, Inter e Sampdoria più una di Coppa Italia con Lazio o Varese) e in palio ci sono quindici punti.
Un altro concetto ben espresso dal presidente Cairo è stato “ci vuole pazienza” riferita ai giocatori giovani che sono arrivati in estate e che devono avere il tempo per ambientarsi abituandosi sia al modo di Ventura di far giocare le sue squadre sia al calcio italiano per gli stranieri. Anche in questo caso bisogna non dimenticare che dall’inizio del campionato sono già passati più di due mesi e che il Torino ha cominciato la preparazione il primo luglio con quasi tutti gli attuali componenti della rosa, infatti, mancavano solo Castellazzi, Gaston Silva, Masiello, Quagliarella e Amauri quando la squadra il sei luglio è giunta a Bormio, sede della prima parte del ritiro estivo, ne consegue che Ventura da più di quattro mesi sta allenando i giocatori che hanno già disputato diciannove partite ufficiali fra campionato ed Europa League. Se a questo punto non si è riusciti ancora a trovare il migliore assetto vuol dire che si sono sopravvalutati alcuni giocatori, che non si è riusciti a farli ambientare e che il gioco richiesto non è del tutto in linea con le caratteristiche degli uomini che sono in organico.
Ecco quindi che è obbligatorio tornare al concetto di “tempestività”. Se già adesso Cairo, Petrachi e Ventura hanno individuato dove bisogna rinforzare la squadra e sanno quali giocatori servono, non solo che caratteristiche tecniche e caratteriali devono avere, ma anche nomi e cognomi e si stanno muovendo per trattare con le società e con i calciatori o i loro procuratori allora esiste la possibilità che il Torino, per dirla con parole del presidente Cairo, “non ambisca solo alla salvezza, però il must dei quaranta punti è il primo step, obbligato e obbligatorio. Per noi e per altre quattordici formazioni. Il secondo step è la parte sinistra della classifica, che ci può onestamente competere”. Se, invece, i giocatori non sono ancora stati individuati o se le trattative si protrarranno per le lunghe sforando la data d’inizio del calciomercato di gennaio allora, per dirla con le parole pronunciate da Ventura dopo la disfatta di Helsinki “se saremo questi, come atteggiamento, allora ci dovremo preparare a una stagione di sofferenza”.
Da oggi al cinque gennaio, quando riapriranno i battenti del calciomercato, ci sono cinque partite di campionato (Sassuolo, Juventus, Palermo, Empoli e Genoa) quindi quindici punti in palio e due d’Europa League (Club Brugge e Copenhagen) con la qualificazione ai sedicesimi di finale. In questo periodo la squadra deve trovare dentro di sé le risorse per mantenere viva la possibilità di puntare alla parte sinistra della classifica e di accedere alla fase ad eliminazione diretta in Europa. Tocca a Ventura decidere se continuare a dare chance a calciatori che non riescono ad esprimere le potenzialità o lo fanno in modo troppo discontinuo oppure se cambiare modo di giocare puntando solo ed esclusivamente su quelli che ci mettono tutto ciò che hanno per novanta minuti e ogni volta che scendono in campo. Chiedere al Torino che in Europa almeno pareggi le restanti due gare raggiungendo quindi i punti necessari per qualificarsi e in campionato conquisti dieci punti nelle prossime cinque partite non è troppo. Due punti con Club Brugge e Copenhagen sono sufficienti se l’Helsinki non vincerà entrambe le partite che gli restano, avendo tre punti con una vittoria e un pareggio al massimo arriverebbe a sette. Il Torino con altri due salirebbe a quota nove e il Copenhagen non andrebbe oltre gli otto punti, quindi i granata chiuderebbero il girone al secondo posto. Per quel che riguarda il campionato dieci punti vorrebbero dire vincere gli scontri con squadre non superiori come Sassuolo, Palermo ed Empoli, e pareggiare con il Genoa, lasciando stare velleità di fare punti nel derby, quest’ultima cosa è maledettamente difficile da accettare, ma allo stato attuale delle cose è meglio essere più realisti del re.