LIVE Vanoli: "Vlasic non sarà convocato, Coco sì ma deciderò domani mattina se giocherà. Dobbiamo evitare gli errori tecnici"

19.09.2024 13:55 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Dall'inviata alla conferenza stampa Elena Rossin
Paolo Vanoli
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Paolo Vanoli

Il Torino è in cerca di ritrovarsi e di riscatto dopo il deludente, sul piano del risultato (pareggio per 0-0) e del gioco (neppure un tiro nello specchio della porta avversaria) nella partita di domenica scorsa contro il Lecce.
L’allenatore del Torino, Paolo Vanoli, fra poco in conferenza stampa presenterà la partita con l’Hellas Verona che si disputerà domani alle 20,45 allo stadio Bentegodi.

Da ex calciatore e concittadino che emozioni prova nel tornare a Verona?
"Un'emozione speciale in un posto dove ho deciso di abitare per la mia vita. E’ una città splendida e un posto dove calcisticamente ho avuto l’opportunità di vivere la prima gioia di vincere un campionato dalla Serie B alla A. Tornare allo stadio Bentegodi è sempre un'emozione".

Che partita bisogna aspettarsi domani?
"Come tutte le partite sarà complicata. Il Verona ha perso con la Lazio, ma è rimasta in partita fino alla fine e in casa ha fatto grandi risultati. Bisognerà stare attenti alle loro ripartenze ed è una squadra di gamba quindi massima attenzione".

C'è la possibilità di vedere Vlasic dall'Inizio e se quindi con lui in campo potrà variare il modulo?
"No. E' semplice: i lungodegenti hanno un programma da rispettare, lui è un giocatore molto importante e una recidiva dell’infortunio sarebbe gravosa quindi voglio che sia completato bene il percorso di recupero. Alla fine di questa settimana e anche oggi, ha svolto la rifinitura con noi, ha fatto molto bene e deve fare l’ultimo lavoro metabolico e poi penso che dalla prossima settimana sarà definitivamente in gruppo. Non sarà convocato per domani".

Coco sarà convocato? Giocherà?
"Sì. Poi vedremo domani mattina nell’ultimo test come starà. Siamo stati fortunati perché entrambi non hanno avuto grossi infortuni. Saul ha avuto più una contrattura, un crampo e quindi siamo riusciti a recuperarlo, però deve fare l’ultimo test e poi deciderò. Invece Vojvoda continua il suo percorso di recupero".

Le assenze di Vojvoda e forse Coco la costringono a modificare la struttura della squadra e la linea difensiva per uno o due terzi, ma potrebbe indurla a inserire un quarto elemento?
"Vi ho detto dall’inizio che devo studiare le caratteristiche dei giocatori. Quando si inizia un processo di lavoro bisogna dare anche stabilità. Poi durante la gara possono succedere tante cose quindi sicuramente è un'ipotesi passare a quattro però anche continuare come stiamo facendo, ci sono giocatori che lo possono fare".

Linetty con il Verona avrà compiti difensivi più gravosi e anche Ricci e Ilic dovranno sacrificarsi un po’ di più?
"Nessuno deve avere compiti più gravosi perché tutta la squadra deve avere compiti gravosi sia in fase difensiva sia in quella offensiva. E’ normale. Non si può pensare solo a una fase. Siamo nel calcio moderno e dobbiamo imparare a fare benissimo tutte e due le fasi. Come ho sempre detto, siamo in un processo che ha bisogno di tempo per essere completato e diventare perfetto, se esiste la perfezione nel calcio cosa un po’ difficile".

Quali sono le sue riflessioni post Lecce?
"Quello che vi avevo detto e avevo chiarito durante la conferenza nel dopo partita. Ai ragazzi ho fatto vedere tutta la partita, a volte riguardandosi si capisce dove si è sbagliato e dove si può migliorare. Tante transizioni prese che ero convinto fossero dovute alla nostra mancanza di equilibrio in campo invece erano derivate più da errori tecnici. E su questo una squadra con qualità come la nostra deve sbagliare molto meno".

Come ha visto atleticamente in settimana Maripán? E’ pronto per giocare dal 1’?
"E' un giocatore di grande esperienza e personalità, anche se non ha una condizione ottimale. Ma è normale e non gliela si può chiedere come anche agli altri che sono arrivati alla fine del mercato, però sono tutti pronti per giocare e a dare un contributo. Questo fa parte del processo e degli alti e bassi che ci sono quando si costruisce una squadra. Per Maripán come succede per Pedersen e per Sosa, per altri motivi che ho già spiegato, ci vuole un po’ di tempo e bisogna lavorare per arrivare ai meccanismi. Ma allo stesso tempo si deve pensare ai risultati quindi Maripán ha l’esperienza, se partirà titolare, per dare il suo contributo".

Quanto tempo servirà per capire che campionato potrà fare il Toro?
"Non c'è un tempo, se lo sapessi sinceramente ve lo direi. Dobbiamo lavorare e pensare di partita in partita. Il processo è iniziato, è un processo nuovo e venendo da una metodologia di tre anni ci vuole tempo. D'altronde sono anche l’allenatore del Torino e penso che a volte di tempo un allenatore ne ha poco e lo si è visto anche in questi giorni. Dovrò riuscire a far combaciare entrambe le cose. Non mi sono mai illuso sulla prestazione che abbiamo fatto con l'Atalanta e non mi abbatto sicuramente dopo quella col Lecce: questo fa parte del processo di crescita. E’ un po' come quando si deve entrare in condizione: ci sono i carichi di lavoro e poi li si deve abbassare e dopo farli risalire ancora. Noi siamo in questa fase e l’ho sempre detto serenamente".

Milinkovic-Savic ha parlato di obiettivo Europa, ma come organico siete da prime sette in classifica?
"Sono contento di sentire un mio giocatore che si prende la responsabilità di indicare l’obiettivo. Da allenatore dico che bisogna dimostrarlo sul campo e per farlo dico che siamo ancora in una fase di crescita a livello di gioco, è completamente cambiato, e di uomini, stiamo recuperando alcuni elementi e dobbiamo inserire i nuovi. Ci sarà tanto lavoro. Poi che i miei giocatori si prendano questa responsabilità lo accetto e guardo avanti e con loro ci lavorerò".

Come sta Sanabria che è un altro di quei giocatori che potrebbe fare la differenza?
"Penso anch’io questo. Per me Tonny deve imparare a diventare un giocatore importante. L'ho detto e lo ripeto, che alla società avevo chiesto quattro attaccanti importanti perché per il mio gioco è un aspetto fondamentale quindi insieme a Karamoh questo quartetto (Zapata, Adams, Sanabria e Karamoh, ndr) è pronto a giocarsi le sue armi. Tonny l’ha dimostrato in ritiro e all’inizio e domani sceglierò: tutti devono essere pronti perché abbiamo bisogno di tutti e quattro".

E' più cauto nel dichiarare gli obiettivi? Alla chiusura del mercato c’era la percezione che ci fosse una sua maggiore apertura all'obiettivo Europa, è così?
"Sono sempre stato cauto. Avevo detto che aspettavo la chiusura del mercato per capire le caratteristiche dei nuovi giocatori: il mercato alla fine fa la differenza. Sono contento di chi è arrivato, ma sono giocatori da inserire nel contesto di gioco. Lavoro su questo. Ho sempre detto che sogno e sono venuto l Torino per un obiettivo che voglio trasferire alla squadra, ma dalle chiacchiere si deve passare al campo. A me piace che gli obiettivi si raggiungano sul campo: non mi piace dirli, ma raggiungerli. E per questo lavoro. Parlo di sogno quando lavoro: ho sempre desiderato questa piazza e sogno insieme alla piazza, alla squadra e alla società di raggiungere qualche cosa d’importante. Però si deve sempre passare attraverso il lavoro. Ad oggi non sono né pessimista né ottimista:  il mio obiettivo è crescere e far crescere questa squadra, è un percorso".

Il Torino dopo 4 giornate è la penultima squadra per dribbling completati e quindi fatica a creare la superiorità numerica: come si ovvia a questo problema?
"Dove hai visto questi dati?”

Su Kike.
“Non uso il tuo sito, ne uso altri specializzati. Parli di dribbling totali o di riusciti?”.

Riusciti.
“Hai ragione, perfetto. Sai chi è l'ultima?”

L'Inter.
“Bravissimo, ti sei dato una risposta (sorride, ndr). A parte questo, sai che noi siamo quarti per dribbling tentati e riusciti?”

No.
“Ecco: alla fine ne puoi fare pochi, ma puoi essere efficace. Non è una critica, ci mancherebbe altro. E poi va considerato l’aspetto del modulo e del sistema di gioco: anche l'Inter dimostra che giocando con un certo sistema di gioco ha un gioco corale e non individuale nell’uno contro uno per saltare l’uomo. Se non sbaglio la prima è la Juventus e infatti hanno preso tutti giocatori che sugli esterni sono bravi nell'uno contro uno. Anche il modulo ti può portare a una squadra di una certa caratura, come anche la caratteristica del giocatore, però se fai un rapporto fra tutte e due le cose noi siamo quarti".

Su cosa bisogna lavorare di più per la fase difensiva? Il centrocampo fa poco filtro o i difensori devono lavorare meglio? Entrambe le cose?
"Sul collettivo. Quando si difende, bisogna farlo da squadra. A volte non abbiamo ancora la sincronia nel capire quando andare ad aggredire alti e quando invece abbassarci e rimanere compatti con la linea d’attesa. Capire che questo è un modo difensivo un po’ diverso da quello dell’anno scorso e sicuramente ci vuole tanto lavoro da parte della linea difensiva perché è lì il maggior numero di giocatori che sono stati cambiati in questa squadra. Dobbiamo avere una sincronizzazione completamente diversa, però la fase difensiva e un po’ come quella offensiva quando si dà la colpa agli attaccanti che non segnano, ma li si deve mettere nella condizione di avere più occasioni. La stessa cosa è per la fase difensiva, però nelle partite con il Venezia e il Lecce penso che tante occasioni che abbiamo subito e le loro ripartenze siano dovute a errori tecnici su palla nostra e questo fa parte del gioco e in questo dobbiamo migliorare tantissimo come quando il Venezia è ripartito perché Ilic ha dato dietro in occasione di un nostro calcio d’angolo, sulla respinta ha dato la palla sbagliata e loro l’hanno intercettata e sono ripartiti. Riguardo a queste cose dobbiamo fare molta più attenzione, è importante”.  

Se domani vincerete, sarete primi anche solo per una notte: quanto può essere importante o non considerare questo?
"Tutti i miei giocatori ci pensano. Abbiamo anche pensato tanto a cosa poteva darci la partita con il Lecce, ma non vorrei che a volte il pensare a questo distragga da quello che è il nostro percorso. E’ un po’ quello che sto notando. La voglia di stare lì (in alto in classifica, ndr) di far vedere che facendo risultato sei lì magari giocando anche male. No, secondo me per arrivare a obiettivi importanti devi crescere a livello tecnico e di organizzazione: questo porta ai risultati. Vincere e giocare male è fine a se stesso e farlo a un certo punto ti farà arrivare a non avere le basi per poter reagire quando perderai. Quale giocatore non vede questo? E’ successo anche con il Lecce. Gotti dopo la partita contro di noi ha detto che avevano fatto una grande gara contro la prima in classifica. Questa deve essere una piacevole affermazione, ma bisogna anche capire che tutti gli altri ti vedono in una certa maniera. E vuole dire che tutti noi dobbiamo dare qualche cosa in più. E' difficile stare in alto, questo è un altro bel passaggio che noi dobbiamo affrontare in questo nostro momento di costruzione. Guardiamo alla nostra prestazione e dobbiamo fare meglio le nostre cose".