La “pareggite” del Torino: manca qualità e concentrazione

Tredici pareggi in trentun partite determinano che il Torino soffre di “pareggite”. Tanto più che c’è pareggio anche fra vittorie e sconfitte, 9, e fra gol fatti e subiti, 36. A scanso di equivoci va premesso che non si tratta di una critica nei confronti di mister Vanoli che sta compiendo un mezzo miracolo visto che è riuscito a risollevare la squadra portandola all’attuale 10° posto, dopo che era pericolosamente precipitata dal primo della quinta giornata ad avere quattro punti in più della terzultima. Il cambio di modulo con il passaggio dal 3-5-2 al 4-2-3-1 e il variare assetto nel corso delle partite ne sono una dimostrazione lampante. E indubbiamente ha anche aiutato l’arrivo a fine mercato invernale di Biraghi, Casadei e Elmas.
Qualcuno potrebbe dire che il Torino ha trovato un suo equilibrio e che essendo in un precorso di crescita è abbastanza normale avere ancora lacune. Ci sta, per carità. Ma va anche considerato come questi pareggi sono maturati. Già nel girone d’andata si erano verificati, in tutto 6 in 19 gare con due dei quali, col Milan e il Lecce, prima dell’infortunio di Zapata avvenuto sul finire della settima partita. E gli altri con Monza, Genoa, Udinese e Parma. Però è soprattutto nel girone di ritorno, finora, che il numero di pareggi si è incrementato: 7 in 12 partite. Juventus, Fiorentina, Atalanta, Genoa, Parma, Lazio e Verona. Di tutti i pareggi 4 sono stati subiti a causa di rimonte degli avversari (Milan, Monza, Genoa e Parma) e 5 fatti da situazioni di svantaggio (Udinese, Juventus, Atalanta, Lazio e Verona). anche in questo caso l’ago della bilancia è quasi in parità. Incide e non poco che quasi tutti i gol incassati siano derivati da errori in fase difensiva e che si sarebbero potuti evitare con maggiore attenzione.
Una caratteristica non positiva del Torino di questa stagione è proprio la mancanza di concentrazione in fase difensiva che si è verificata non solo nelle partite pareggiate bensì quasi tutte le volte che i granata hanno subito gol, a prescindere dal risultato finale del match. Questo ha fatto perdere punti per strada e dimostra anche che manca qualità in alcuni giocatori. Nelle precedenti tre stagioni il Torino aveva come punto di forza la difesa infatti era stato per due volte la quinta squadra in Serie A per minor numeri di reti subite e nello scorso campionato la quarta, ma come tutti sanno l’estate scorsa la difesa fu smantellata, ceduto Buongiorno per fare cassa e poi anche Bellanova, e contratti non rinnovati a Rodriguez e anche Djidji, quest’ultimo va detto che aveva avuto parecchi infortuni. Senza dimenticare il perdurare dell’assenza di Schuurs per infortunio, ma le avvisaglie di un difficile recupero c’erano già state alla fine dello scorso campionato e pure in estate ben prima che chiudesse il calciomercato, l’olandese era stato di nuovo operato il 1° agosto. Il portiere Milinkovic-Savic è molto migliorato e in questa stagione ha più volte fatto parate importanti e anche neutralizzato quattro su cinque rigori, ma continua di tanto in tanto a incappare in errori come l’ultimo clamoroso che ha permesso al giocatore del Verona Sarr di segnare. Ovviamente i gol subiti non sono solo imputabili ai difensori, ma chi più chi meno tutti loro, Walukiewicz, Coco, Maripán, Masina, fino a prima di essere ceduto Vojvoda, Pedersen, Sosa, Lazaro e Biraghi, hanno commesso disattenzioni alcune più gravi e altre un po’ meno. Inutile fare l’elenco degli errori, tanto tutti li conoscono. Sbagliare capita, ma c’è chi è più avvezzo a farlo e questo inevitabilmente deriva da una qualità non eccelsa.
Se il Torino vorrà davvero puntare a traguardi che non siano solo la tranquilla salvezza e il galleggiare a metà classifica dovrà inevitabilmente innalzare la qualità dei difensori, oltre che evitare di smantellare il centrocampo, che oggi è il reparto più attrezzato, e implementare l’attacco. Ma questo dipende dalla società perché gli sforzi encomiabili di Vanoli e del suo staff non bastano come dimostra la “pareggite”.
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