ESCLUSIVA TG – Pasqualin: “In questo mercato il Toro ha necessità d’intervenire nei tre-quattro ruoli che tutti sanno. Cairo porti il Toro ai livelli che merita”

05.01.2025 08:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Claudio Pasqualin
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Claudio Pasqualin
© foto di Federico De Luca

L’avvocato Claudio Pasqualin è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Pasqualin è un grande esperto di vicende calcistiche ed è il decano degli agenti dei calciatori italiani. Con lui abbiamo parlato di come potrebbe agire il Torino in questa finestra invernale di calciomercato.

A una partita dal termine del girone d’andata il Torino è a metà classifica a sei punti dalla terzultima e con Bellanova venduto dopo la prima giornata,  con i difensori Maripán e Walukiewicz arrivati gli ultimi due giorni del mercato estivo e l’infortunio di Zapata il 5 ottobre. Si può dire che Vanoli abbia fatto tutto il possibile?
“Io tendo a dire di sì, naturalmente, perché “ogni scarrafone è bello ‘a mamma soja”, come si dice nel senso che Vanoli lo assisto da sempre con Andrea D'Amico, mio socio che è intervenuto successivamente, e quindi faccio fatica a non credere che un professionista scrupoloso, preciso, molto impegnato e che ha il mestiere dentro, prima da calciatore e ora da allenatore anche con successo, non abbia fatto tutto quello che è in suo potere. E credo che tutti gliene diano atto, a partire dallo stesso criticatissimo e contestatissimo presidente Cairo”.

Che lettura si può dare ai rinnovi dei contratti di Ricci e del direttore tecnico Vagnati?
“Una lettura molto facile, che porta a dire che il primo, Ricci, sarà il pilastro del futuro granata. Secondo me la scommessa relativa non è azzardata, tutt'altro perché sono evidenti i progressi che Samuele ha fatto dai suoi esordi con l'Empoli ed è stato un bel colpo per il Toro prendere un giocatore così che potrebbe diventare un pilastro anche nella Nazionale. E' facile rispondere per Ricci, per Vagnati diventa un pochino più difficile, al di là dell'anno in meno del prolungamento del contratto che ha rispetto a Ricci, quest’ultimo fino al 2028 mentre il direttore fino al 2027, ma è comunque un gran colpo per lui poiché è arrivato dalla SPAL e si è formato al Toro, nonostante le poche soddisfazioni di classifica della squadra granata. Vagnati infatti è apprezzato dalla persona che più di ogni altra conta, il suo datore di lavoro alias Cairo. Un prolungamento di un paio d'anni è una cosa molto importante per il direttore e fa intravedere, che gode della piena fiducia del presidente. Questo mi sembra un discorso forse un po' banale, ma è la realtà”.

Con una punta strutturata fisicamente, un difensore possibilmente mancino e magari un rifinitore e un quinto di sacrificio e di spinta continua, l’organico del Torino sarebbe più completo sia per il 3-5-2 sia per il 4-2-3-1?
“Sarebbe più completo, sì. Lei ha citato proprio i ruoli nei quali a parere mio, parlo da tifoso, è abbastanza evidente la necessità, non occorre essere operatori di mercato per capirlo. Il Torino in rosa non ha il sostituto di Zapata e neanche Bellanova, venduto sotto il naso dei tifosi,  c'è più, quindi è evidente che questi due ruoli vadano in qualche maniera ricoperti. Come? Non è facile da dire. I giornali scrivono e viene spontaneo pensare per esempio che un candidato possa essere Beto, quello che aveva esordito in Italia alla grandissima con l’Udinese, la quale Udinese tra l'altro con lui ha fatto una plusvalenza mica da poco avendolo venduto, come pare,  a 30 milioni all’Everton, dove peraltro sta deludendo se dobbiamo dirla tutta. Non ha reso per quanto l’Everton ha speso, i gol che ha fatto sono pochini, però l'immagine del Beto che giocava nell'Udinese, sorprendendo  tutti al suo arrivo, resta se non altro per la grande fisicità che lo fa somigliare, che lo accomuna a Zapata. Ecco che quindi è abbastanza normale accostarlo al Torino, poi dopo non so se ci siano altri attaccanti sul mercato che possano interessare al Toro. Sicuramente un altro che gioca poco e di cui si parla è Arnautovic. Sono nomi che vengono fatti spontaneamente e naturalmente adesso che siamo in un momento che conta poco. Così come non parlo di braccetto, mi piace più dire terzino parlando di un esterno, ma se pensiamo alla parte sinistra potrebbe fare comodo uno che gioca lì e quindi non mi stupisco che si faccia il nome di Spinazzola, che il Napoli potrebbe anche dare via. Questi sono i nomi di cui si parla adesso che siamo al 5 di gennaio e non è ancora il tempo di fare le cose. Sappiamo bene che c’è la tendenza ad avvicinarsi alla scadenza delle contrattazioni per prendere l'altro per la gola. In generale questo mercato credo sarà piuttosto vivace, anche se tradizionalmente il mercato di gennaio non stravolge le cose. Però che il Toro abbia necessità di intervenire, se non altro nei ruoli che lei ha appena descritto, mi sembra che sia il minimo sul quale tutti possiamo convenire. Tre-quatro giocatori farebbero comodo e credo che nella testa di Vagnati qualche idea ci possa essere. E’ sempre imbarazzante entrare nella testa e nella casa degli altri, però da tifoso credo che queste cose si possano dire”.

Il Torino difficilmente agisce velocemente in sede di calciomercato, ma vista l’urgenza di rinforzare l’organico nell’ambiente si ha sentore che questa volta possa essere più celere, anche perché ci sono partite importanti, Parma, Juventus, Fiorentina, Cagliari e Atalanta, da affrontare prima della chiusura delle contrattazioni?
“Ma sa, in Veneto si dice che a volte la fretta, l'ansia, l'esigenza, perché no, ma soprattutto l'ansia di dover fare le cose per forza, come risulta addirittura evidente e ne abbiamo parlato fino ad adesso, alla fine “xe pèso el tacòn del buso”, come si dice in Veneto ossia che è peggio la riparazione del buco. Questo è un po' il rischio del mercato. Cairo si fa criticare nel mondo del calcio, evidentemente dai tifosi soprattutto, perché mentre è prontissimo nelle vendite è meno pronto nello sborsate per gli acquisti. Però sono strategie di uno navigato e per un personaggio come è lui sono accettabili, considerato che il paron del vapore, per così dire, è lui in un contesto nel quale ormai gli americani dilagano. Il fatto che ci sia un proprietario conosciutissimo e italiano è già un fatto positivo rispetto ai 1200 punti di domanda che ti vengono quando pensi alle proprietà americane che continuano a perdere, ma che comunque si passano la palla, come è accaduto al Milan, con una disinvoltura che non è accessibile alle menti normali e soprattutto a quelle dei tifosi che hanno ben altro in testa che parlare di finanza pura, strapura”.

Per la sua esperienza nel mondo del calcio, crede che Cairo entro la fine del campionato possa vendere il Torino?
“Si sente dire che anche il Torino non è in indenne alla pressione o all'interesse più o meno fondato di una cessione. Poi però bisogna vedere perché il mondo del calcio continua a essere pieno di avventurieri. Personaggi discutibili che vengono alla ribalta specie in un certo calcio, direi per la verità in categorie come la Serie C o al sud dove spuntano infatti nomi fra i più improbabili, ma farlo a livello del Torino è già più difficile. Credo che ormai non ci sia club che non sia oggetto della voce, più o meno fondata, di un interesse americano o del fondo di turno. E’ un momento un po' delicato sotto questo profilo. Leggevo che qualcuno autorevolmente, ma ora mi sfugge il nome, diceva che non vorrebbe che il calcio italiano si trovasse un giorno in un incubo. Mi sono laureato in legge più di 50 anni fa e la mia tesi di laurea verteva sulla trasformazione delle associazioni calcistiche in società per azioni e allora si discuteva della mancata omologazione da parte del Tribunale dello statuto perché mancava il fine di lucro dichiarato, espresso. E’ passato più di mezzo secolo e adesso c'è questa realtà che definisco banalmente americana che non è comprensibile per molti”.

C’è il rischio di cadere dalla padella alla brace e alcuni tifosi del Toro effettivamente lo temono.
“I tifosi del Toro sono una tribù speciale, forse non è il termine migliore per definirli, ma sono veramente delle persone che hanno una fede incrollabile e una passione tale che li fa essere speciali. Ho avuto, ci mancherebbe altro e grazie al cielo, a che fare col Toro negli anni a partire dall'esperienza di Gigi Lentini, faccio un esempio, che fu negativa perché ricordo bene i cori dei tifosi granata, quel giorno in quella galleria di Torino quando uscimmo dalla conferenza stampa, che dicevano “Lentini sei una p.....a l'hai fatto per la grana”. Però non c’è un’altra tifoseria che abbia le stesse qualità, la stessa capacità di soffrire, di sopportare i fatti negativi come quella del Toro e, mi creda, ammiro proprio i tifosi granata perché sono ancora portatori di valori che non sono normali nel senso di comuni. Valori ormai quasi impensabili che però sono sempre lì e per questo guardo sempre con grande stima a loro e mi piace parlare di Toro davvero, proprio perché è una realtà che amo molto. Quando ho avuto l'occasione di poter fare qualche affare con il Toro ricordo quello di Giorgio Venturin piuttosto che quello di Daniele Fortunato, senza parlare di appunto di Lentini, sono sempre stato felicissimo. Seguivo sempre i miei assistiti anche nelle partite e quindi c'ero anche ad Amsterdam con la famosa sedia alzata di Mondonico e con la traversa presa da Sordo al 94esimo che trema ancora: che emozione!”.

Se potesse mandare un messaggio a Cairo per aiutare Vanoli, visto che è un suo assistito, che cosa direbbe al Presidente?
”Direi … fallo! Credo che Cairo non abbia bisogno che io glielo dica, adesso sono banale però penso che uno che ha la sua esperienza negli affari in generale e anche nel mondo del calcio - non essendo un pivellino visto che non è arrivato ieri bensì quasi vent’anni fa, per cui è un bel po' che come me anche lui batte in marciapiedi del pallone, sia chiaro non è un epiteto - sa benissimo cosa fare. Mi auguro che, siccome per il Torino tutto è ancora impossibile in quanto la speranza è che si elevi dal solito undicesimo, dodicesimo, decimo, quando va bene, posto di questi ultimi anni e siccome c'è la voglia porti il Torino ai livelli che merita. Dico che c’è la voglia perché c'è il manico,  e mi pare che tutti ne siano convinti che nel Torino c'è il manico: non dico di più, non uso altri termini, non dico allenatore, conducator o psicologo, c'è il manico.
La squadra non è male, nonostante tutto, e allora faccia di tutto, avendo tra l'altro un uomo di fiducia apprezzato evidentemente, oltre che da lui anche nel mondo del calcio, per portare il Toro ai livelli che merita”.