Ventura su Cairo: “Ha salvato il club e l’ha reso solido. Un atto d’amore”
In un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport l’ex allenatore del Torino, dal 2011 al 2016, Gian Piero Ventura ha parlato dei vent’anni di presidenza Cairo, che in quest’arco di tempo ha cambiato sedici tecnici. “Ancora oggi mi sento molto legato a Cairo e al mondo granata – ha detto Ventura –. Col patron credo di essere riuscito a instaurare un rapporto di stima e amicizia, del quale vado orgoglioso”.
Il rapporto fra Cairo e Ventura nacque da una divergenza iniziale sui giocatori da prendere appianata dalle parole del presidente: “Mister, mi metto nelle sue mani, mi indichi lei la strada che dobbiamo seguire”. E così fu creato il mix fra valori e caratteristiche: Darmian e di Glik pilastri difensivi sui quali costruire, Immobile e Cerci per avere qualità nelle giocate offensive e altri dai nomi meno famosi come Gazzi e Vives capaci però di incarnare lo spirito Toro. E ci fu il passaggio “dalla serie B all’Europa in tre anni, che cavalcata” ricorda il tecnico che poi aggiunge “A San Mames col Bilbao fu il nostro apice. Non posso certo dimenticare l’euforia post match del presidente che volle tornare sul nostro aereo e ci mettemmo a far di conto sugli avversari che avremmo potuto trovare. Era un Cairo felicissimo, coinvolgente. Ma del resto io l’ho sempre visto molto impegnato emotivamente oltre che finanziariamente in questa sua missione torinista”. E ha chiosato: “E’ stato perfetto nel conservare intatta la sua passione pure nei momenti difficili, dove ha dovuto disattendere a una giudiziosa politica economica. Il cuore, insomma, ha prevalso sulla ragione. Come capita quando un club ha al suo vertice un presidente innamorato e non un presidente in cerca di affari”.