La vittoria del Toro sull’Atalanta è della squadra, di Vanoli e dei tifosi tutti compatti e uniti. Cairo ora rifletta

26.08.2024 11:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
L'esultanza del Torino
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L'esultanza del Torino
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Lo spirito Toro è più forte che mai. Fiero e indomito permea chi ha il cuore aperto e la voglia di non farsi abbattere da niente e nessuno. La vittoria sull’Atalanta ha come assoluti protagonisti i giocatori, Vanoli e i tifosi che hanno saputo reagire alla scelleratezza della vendita di Bellanova proprio ai bergamaschi, ai quali va detto grazie per non averlo convocato per questa partita: una forma di buon senso come nel post gara si è capito dalle parole di Gasperini “non ci sembrava il caso di alimentare una tensione che sembrava già molto alta”. Vendita avvenuta all’insaputa persino di Vanoli tre giorni prima della partita quando già il mister la stava preparando. Poteva essere una mazzata per la squadra, già privata a inizio stagione di Buongiorno e prima ancora di giocatori come Rodriguez e Djidji, ma, per fortuna, non è stato così.

La squadra e l’allenatore hanno capito che non erano soli perché con loro c’era tutto il popolo granata arrabbiato per l’ennesimo colpo ricevuto da una proprietà che è evidentemente, lo provano i fatti, priva di ambizioni e che ha ignorato il messaggio mandato dalla squadra, come ha accennato con fermo garbo diplomatico Vanoli alla vigilia della partita: “Anche i ragazzi erano rimasti sorpresi dalla vendita di Bellanova, ndr), per questo erano un po’ delusi perché la prestazione che avevano fatto a San Siro contro il Milan era anche un messaggio al presidente di credere in questa squadra”.

Il popolo granata ieri finalmente ha ritrovato quella compattezza che da tanti anni non si vedeva più, dopo che tanti accadimenti avevano provato a disunire i tifosi. L’orgoglio granata è stato di certo spronato anche dalle parole di molti ex giocatori e, non ultime, quelle di Vanoli: “il tifoso ha diritto di difendere i valori e la storia del club”. E così è stata organizzata la protesta, civile, con il corteo che è partito dal Fila con in testa lo striscione “Il Toro siamo noi!” ed è arrivato allo stadio. 10000 tifosi, sostenuti da altri che non hanno potuto esserci, marciando hanno urlato a Cairo “vendi il Torino”. Non c’erano solo gli ultras, ma anche tifosi normali, famiglie con bambini e ragazzi.  Poi dentro alla stadio, i 20000 presenti, il sostegno alla squadra e tantissimi cori provenienti da ogni settore contro il presidente e la sua gestione, che il 2 settembre giungerà ai 19 anni.

Vanoli crede solo nel suo lavoro ed è consapevole di una cosa: “Sta a me insieme a questi ragazzi non deludere i nostri tifosi e, come ho sempre detto, il valore della maglia che indossiamo”. “Non sono uno che cerca spiegazioni sulle dinamiche che sono successe. Quando una società mi vende un giocatore all'insaputa, è inutile cercare spiegazioni. Secondo me, tutte le spiegazioni alla fine sono giustificazioni”. E nei giorni scorsi aveva detto alla squadra che la cessione di Bellanova non doveva essere un alibi, che “non si deve abbassare la testa davanti a una decisione che non è compito nostro poter prendere” e che “si volta pagina e si deve andare avanti. A volte si viene feriti, ma da queste situazioni bisogna uscirne sempre più forti”. “Non mi piace la mediocrità. Quando lavoro e ci sono delle difficoltà, come ho detto al presidente, lui sapeva chi era Paolo Vanoli e io mi sono informato su chi era lui e la società. Quindi sono arrivato qui rimboccandomi le maniche, come ho sempre fatto in tutte le società nelle quali ho lavorato. Non mi interessa avere tanto o poco, ma mi dà fastidio la mediocrità quando lavoro. Ho detto a tutti i componendi di questa società di avere più coraggio e di tirare fuori tutte le potenzialità, comprese quelle che hanno i giocatori”.

Il Torino resta una squadra incompleta, mancano almeno due difensori e il mercato chiude fra quattro giorni.  Vanoli è paziente ed concentrato e focalizzato sui giocatori che ha a disposizione con l'obiettivo di trarne il meglio e il massimo, ma spera “di avere ciò che ho chiesto dal primo giorno che sono arrivato. Non ho mai chiesto quanto c’è da spendere per il mercato o giocatori particolari perché sono una persona, come ho detto al presidente, umile e capisco di aver colto un’occasione venendo al Torino, ma sono sicuro di ciò che voglio. Confido nell'operato del direttore sportivo in questi ultimi giorni di mercato, come è successo per gli altri acquisti".

Cairo ieri non era presente allo stadio, la Digos gli ha consigliato di non andarci, ma sa perfettamente cosa è accaduto per cui rifletta, anche sulle parole di Vanoli della vigilia, e pensi a cosa gli avrebbero detto sua mamma e suo papà, veri tifosi granata, se fossero ancora in vita.